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lunedì 19 ottobre 2009

A lavurà, campiùn

“Andate a lavorare”: l’aveva detto agli azzurri anche Trapattoni in uno spot di qualche anno fa (qui con i sottotitoli in ungherese, direi proprio di non perdervelo), ma Lippi non è riuscito a farsene una ragione ed è andato sulle furie ancor più di quell’altra volta in cui aveva accusato l’Italia unica e indivisibile di fregarsene della Nazionale.
1) Ora non è che la gente abbia perso improvvisamente interesse per le sorti dei campioni del mondo: il fatto è che un onesto tifoso non può perdere il sonno per un girone composto da Eire, Bulgaria, Georgia e Cipro e già stravinto con un anno d’anticipo, senza neppure giocare in modo esaltante. Per arrivare ai mondiali bisogna sottoporsi a queste farse di raggruppamenti (che in genere mietono un paio di vittime illustri quando va di lusso, non di più) e solo in seguito, con l’aria di festa che circonda le manifestazioni calcistiche quadriennali e il brivido dell’eliminazione diretta, la faccenda comincia a farsi intrigante.
2) Quanto ai fischi per la gara con Cipro, penso che l’unico motivo non sia altro che questo: Lippi sta antipatico al cinquanta percento dei tifosi italiani (quelli non juventini), ma finora era mancata la causa scatenante, tant’è vero quando l’Italia doveva giocare a Torino con la Bulgaria c’erano già gli ultras granata pronti a cantare una sfilza di cori coi quali – ci potete scommettere – avrebbero detto di Lippi tutto il bene possibile. Quella volta agli azzurri è andata bene perché non hanno subito reti, altrimenti avreste sentito i fischi e i botti anche allora.
Mario Kraus

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