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venerdì 30 giugno 2006

Il Brasiliano che Ride

A Torino l'unico modo per vedere le partite senza avere Sky è fare un salto in Piazza Solferino dove c'è un maxischermo su cui, ne sono certo, devono aver trasmesso anche le eliminatorie del torneo, compreso il 1° turno del continente oceanico. Peccato solo che a rovinare la festa degli spettatori ci abbia pensato il mondiale con i suoi obbrobri (last but not least Svizzera - Ucraina, che ho sempre davanti agli occhi quale esempio di orrore calcistico, un bacarozzo di partita persino più raccapricciante di Italia - Australia). Per fortuna, a compensare in parte tale disgrazia, c'è lo spettacolo offerto dalle tifoserie: i messicani cantavano "Cielito lindo" (purtroppo li hanno eliminati ed è un peccato, perché era una delle squadre più vivaci); gli iraniani ci insegnavano coi loro cori che si dice "Iràn", con l'accento sulla "a" e non sulla "i" (peccato che abbiano eliminato anche loro, perché nel caso in cui fossero andati avanti ci avrebbero impartito altre lezioni di cultura e ci avrebbero anche insegnato come costruire una bomba nucleare, perché era il secondo argomento previsto dal loro corso); i coreani esultavano come se avessero segnato un goal e si mettevano a cantare in coro quando li salutavo dicendo l'unica parola che conosco di coreano, ovvero "Annjonhasejo" (che significa "possa il mio augurio giungervi dal cuore e portarvi tutti sulle ali d'un sogno incantato direttamente alla finale" oppure "ciao"); gli spagnoli si versavano addosso bottiglie di birra e se ne tenevano tre o quattro davanti giusto per non passare da astemi; i brasiliani, invece, ridono. O meglio, ce n'è solo uno che ride, sguiatamente e antipaticamente, ma lo fa per trecento. Tutti gli altri sventolano le bandiere, ballano, scandiscono coi tamburi un piacevole ritmo di samba, lui invece si sganascia ogni volta che un avversario sbaglia un cross. Molti spettatori italiani che assistono neutrali alle gare dei verdeoro l'hanno visto (e soprattutto sentito) e non lo sopportano più. Devo dire che sta sulle balle anche al sottoscritto, ma una stilla di pietà umana m'induce a sperare che il Brasile non s'infranga contro i suoi prossimi avversari e vinca senza affanni il torneo, perché altrimenti nessuno salverà il ridente tifoso dalla sghignazzata gigantesca che i suoi non connazionali, ormai da giorni e giorni, hanno in serbo per lui.

Mario Kraus

giovedì 29 giugno 2006

C'è Qualcosa Che Non Va

Il pezzo che segue, tranne l'osservazione finale, è tratto dal quotidiano "Torino cronaca":
"Secondo il quotidiano The Mirror l'Inghilterra vincerà il mondiale perché sono 7 le lettere contenute nelle parole England e Beckham; la finale di Berlino si giocherà di domenica, settimo giorno della settimana, e a luglio, settimo mese dell'anno; Beckham indossa la maglia numero 7; l'Inghilterra ha vinto il proprio girone con sette punti; agli ottavi hanno battuto l'Ecuador (il cui nome è composto da sette lettere)".
Ahimè, tutto filerebbe alla perfezione se solo non avessero battuto l'Ecuador agli ottavi: l'avrebbero dovuto battere nei settimi di finale.

Mario Kraus

mercoledì 28 giugno 2006

Zero

Non so voi, ma io dormo sonni più tranquilli. Adesso sono sereno. E ringrazio personalmente la Vodafone per aver reso gli Italiani partecipi delle usanze di Silvio Muccino, che senz'ombra di dubbio prenderemo come esempio per le ferie estive che si stanno lentamente ma inesorabilmente avvicinando. Quale funzionalità hanno le mutande quando siamo in viaggio? Nessuna. E una maglietta di ricambio? Neanche a parlarne. Un paio di calzini bianchi corti per i pomeriggi assolati? Naa. E i boxer fantasia per cui andiamo matti? Ma siete matti, per l'appunto?! No, ragazzi, siete fuori strada: tutto quello che ci serve è un cellulare supermegagalattico, con funzioni di gps, foto, mp3, caffè e panna. Tutto il resto è noia. Naturalmente se vi viene in mente di chiedere un passaggio ad un tizio su un furgone non sperate di fare un viaggio comodo: ve lo godrete non accanto al guidatore nell'abitacolo, ma sul cassone in mezzo ai maiali.

Gratta e Vince

Da oggi, presso le ricevitorie di tutta Italia, è possibile acquistare i biglietti del concorso “Gratta e Vince”, in stretta concomitanza con gli spettacolosi mondiali di calcio cui stiamo assistendo e ispirato in particolare alle eroiche gesta della nazionale italiana allenata da Lippi. È una cosa rivoluzionaria perché il premio in palio non è in denaro, ma in natura, ed è molto più utile delle milionate di euro che si possono vincere con le solite grattate: infatti si tratta nientepopodimeno che del culo della nazionale azzurra. L’unico problema, più che altro, è riuscire a portarselo a casa, tanto è spropositato, ma un fatto è certo e garantito: con un culo così non si hanno più avversari, tanto più quando si chiamano USA, Australia o Ucraina. Partecipa anche tu al concorso “Gratta e Vince”: con un premio tanto ambito come questo vale proprio la pena di buttarsi, soprattutto in area. Pensate: il culo azzurro ti protegge dai brutti incontri (tipo quelli con squadre come il Brasile, la Spagna, la Francia, l’Olanda e con la nazionale sosia dell’Italia, videlicet l’Inghilterra), ti assiste vita natural durante e anche oltre, dal momento che ti permette di evitare i gironi infernali. Inoltre ha proprietà mediche insospettabili perché previene gli attacchi di tante malattie e di tutte le punte della Rep. Ceca, che infatti al momento di incontrare l’Italia eran tutte infortunate. Perché aspettare? Ambisci anche tu a vincere il culazzurro: un culo così grosso che va bene per totti!

Mario Kraus

venerdì 23 giugno 2006

Finalmente!

Scusate se siamo spariti nel nulla, ma eravamo in giro a festeggiare per la strameritata vittoria del Mondiale, già prima della partita con la Repubblica Ceca. Ieri ci affollavamo in migliaia a Piazza del Popolo a ribadire al mondo intero - casomai qualcuno si fosse sintonizzato solo in questo momento - che tifiamo per l'Italia. Era ora che l'Italia si svegliasse! Aspettavamo dal 1982! E adesso tutti i strada a suonare i clacson e a gridare: "Forza Azzurri!!!". Quel che non ci è chiaro è perchè, a questo punto, disputare quelle partitelle dimostrative, tipo Italia - Australia. Ma mandateli in vacanza i nostri gladiatori!!! Ah, forse perchè anche gli Australiani (delle pippe assurde, come gli Americani) vogliono avere quei 90 minuti di gloria e giocare con la squadra Campione del Mondo. Va beh, lasciamoli fare... so' ragazzi. Quelli al massimo sanno andare sul canguro, ma a noi che ce ne frega? Noi siamo CAMPIONI DEL MONDO!!! Che bello! Che casino che c'era ieri: folla festante, bandiere al vento. Qualcuno ha chiesto: "ma è vero che il 25 ce fanno fa' er referendum?" "Sì, come no... io voto pe' Totti, perchè, comunque sia, per me ora sta più in forma... e può fare bene". Manco fosse un'Aspirina.

lunedì 19 giugno 2006

Intercettazioni

Onde evitare di essere anticipato da qualcuno, pubblico la trascrizione della conversazione intercorsa fra me ed un mio amico, stamattina:
a) Pronto!
b) Ciao come stai?
a) Io bene, e tu?
b) Non c'è male... Ma la Monsè che dice?
a) Ma chi?? Quella porcella?
b) Sì.
a) E che deve dire? Ha scoperto di avere una piccola malformazione.
b) Porca miseria! Mi spiace per lei...
a) Ma capirai... è una cosa davvero impercettibile...
b) Ah... cioè?
a) Ma niente... ha un seno leggermente più grosso degli altri due...

venerdì 16 giugno 2006

Mi Denuncio

Avendo diffuso i miei dati personali in un momento di distrazione (ho regalato una copia della rivista ad alcuni amici e mi sono accorto troppo tardi che, sul retro dei fogli, figurava il mio indirizzo di posta elettronica con tanto di indicazioni anagrafiche), ho deciso di denunciarmi alle autorità per aver violato la mia vita privata senza aver concesso l’autorizzazione. Giuro che non mi darò tregua, dovessi sborsare un patrimonio in spese processuali. E mi è andata anche bene: pensate se mi fossi chiamato Gianni: adesso un sacco di gente che mi chiamerebbe al cellulare per dirmi che l’ottimismo non può morire perché lo protegge il WWF. Che avrei potuto fare? Andare dal mio avvocato o chiamare direttamente Taormina (il legale, non la città) per denunciarmi a sangue? Comunque chiederò di risarcirmi i danni, e quando Licheri mi condannerà a pagarmi una somma pari a 12 000 euri con la condizionale e l’imperativa comincerò finalmente a contrarre debiti (una delle peggiori malattie che si possano contrarre) e un bel giorno mi costituirò parte civile e parte dirigente. Perché sì?

Mario Kraus

giovedì 15 giugno 2006

Cucciolata

Cercansi padroni per cagnolini che vogliono solo tanto affetto. E' urgente: rischiano di morire perchè i padroni hanno detto che se fra una settimana non si è fatto sentire nessuno li fanno fuori (il soggetto e il complemento oggetto non sono stati specificati). Compi una buona azione! Prendi questi cuccioli!!! E' tutto gratis!!!!! Sono splendidi German Shepherd. Non è una bufala. Se vuoi prenderne uno o conosci qualcuno disposto a dare il suo amore, non esitare a lasciare un commento. Ottimo pedigree. Tanto affettuosi. Mangiano poco.

mercoledì 14 giugno 2006

Italia, Paese Civile

Era ora che anche il nostro Paese si uniformasse a quelli culturalmente più avanzati come la Svizzera, ad esempio. Un passo verso la civiltà, la democrazia compiuta, una politica mirata al rispetto e all'attenzione verso le necessità di tutti. Questo Governo sta cominciando a piacerci. Siamo stati sempre abbastanza critici, forse troppo, ma la proposta di un Ministro della Repubblica ci ha fatto cambiare idea nonché aperto gli occhi su una problematica che - ahi noi - abbiamo sempre relegato in secondo piano. D'altra parte, la saggezza dei popoli insegna che solo gli stupidi restano del loro parere senza se e senza ma. Nostra culpa. Finalmente, per la prima volta nella storia italiana, la classe politica prende a cuore una questione scottante quanto di vitale importanza. Stiamo parlando, come avrete capito, delle famose shot room, diventate, già da diversi anni, realtà in molti altri Stati europei che - come al solito - ci impartiscono lezioni di morale. Inutile che storcete il naso, inutile che pensate: "tanto a me non serviranno mai". Non è assolutamente detto. Quante volte stavate in mezzo alla strada e ad un certo punto avete sentito una gran voglia di giocare a pallone? Quante volte avete pensato: "magari ci fosse un luogo dove fare due tiri in porta"? Detto fatto, gli Svizzeri sono arrivati prima di noi: le shot room, in cui ti danno un pallone (gratis) e puoi battere tutti i rigori che vuoi. Ma è possibile che noi Italiani, con la cultura calcistica che abbiamo, dobbiamo imparare queste cose dagli altri? Ma vi siete mai chiesti perchè in Svizzera non ci sono ragazzini che giocano in mezzo alla strada? Stanno tutti nelle shot room! E, di fatti, i morti sono diminuiti del 20% - tutti coloro che andavano sotto le macchine durante una partita improvvisata sulla strada più trafficata della città.

martedì 13 giugno 2006

Messaggi Subliminali

La Nazionale di Sumo poteva giocare meglio. Hai voglia a dire: "vinciamo il mondiale". Dobbiamo sbrigarci a comprare qualche arbitro prima della partita con la Repubblica Ceca, fidatevi. Del resto, cosa ci resta di questa partita? Nulla, a parte dieci minuti di battute: "Lo sai che per la Nazionale Ghanese lavora anche un Italiano?" "Ah che bello! Che fa? Il cuoco?" "No, è il pranzo". Al trentesimo del secondo tempo, abbiamo avuto la folgorazione: a fianco del gelato al limone con il bastone di liquirizia proporremo presto il gelato col bastone di sale, così chi lo mangia dovrà comprarne un altro per ovvie ragioni. Ma non volevamo parlarvi di questo. Siamo assaliti da un dubbio: secondo voi, chi è il genio creatore del logo di Germania 2006? Cosa più orrida non fu mai creata. Anche il logo di Italia 90 non scherzava, ma questo è davvero brutto. Fra l'altro molte persone hanno intravisto un chiaro rimando al mondo politico italiano. Guardate il pupazzetto blu. Fissatelo. Ancora. Ok, adesso guardate a destra. Non abbiamo parole.

lunedì 12 giugno 2006

Italia - Ghana

Altro che Totti contro Del Piero! A poche ore dal debutto della Nazionale, l'allenatore Claudio Lippi ha deciso di apportare qualche leggera modifica alla formazione. Una volta bocciata - a torto - l'illuminata ed illuminante proposta di schierare i ragazzi di Taranno Famoti (per gentile concessione di sua maestà Maurizio Costanzo), si è deciso di riporre ogni speranza su chi qualche medaglia l'ha già vinta. E così, stasera scenderà in campo la Nazionale di Sumo, ritenuta la più opportuna (fisicamente e psicologicamente) per affrontare i nostri amici Ghanesi. Dalla sua suite di via della disfatta, Gianluigi Buffon fa sapere: "scommetto che saremo noi i vincitori del mondiale". Se lo dice Buffon, possiamo dormire sonni tranquilli.

domenica 11 giugno 2006

Nuovo Parlamento Italiano

La vittoria dell'Unione porterà una ventata di fresche novità nel panorama politico italiano. Stiamo iniziando a rendercene conto in questi ultimi giorni, in cui la lotta agli sprechi e alla pesantezza istituzionale sta diventando sempre più tangibile ed efficace. In vista di qualche altra nomina, a completamento di quelle dei giorni scorsi, l'inadeguatezza delle infrastrutture si è palesata in modo quasi inaspettato e il Governo è dovuto ricorrere ai ripari. In figura potete ammirare il nuovo stabile in cui si riuniranno solo temporaneamente Camera, Senato e membri del Governo (in modo esclusivo, visto che non ci sono abbastanza posti per ospitare tutti contemporaneamente), in attesa di una struttura più capiente. Vi terremo informati sulla vicenda.

giovedì 8 giugno 2006

Aguzza la Vista

Ma guarda un po' che coincidenza. Quelli di Vola Molise hanno cambiato mestiere. Sono andati a lavorare alla Microsoft. E i risultati non si sono fatti attendere. Qualche malvagio, malizioso, mafioso e per giunta ciecato intravede nel nuovo logo di Msn Spaces una vaga somiglianza con il logo di Ubuntu. Somiglianza che noi non riusciamo a percepire. Non so quale cane di oculista gli abbia prescritto le lenti, ma consigliamo al nostro segnalatore di fiducia, senza mezzi termini, di darsi una regolata e di non usare il nostro blog per muovere accuse totalmente infondate. Prima di tutto i colori sono diversi, poi si vede chiaramente che gli ometti di Ubuntu stanno sorridendo mentre quelli di Msn sono corrucciati. Anzi, gli ometti di Msn sono pure obesi, mentre quelli di Ubuntu sono al peso forma. Poi l'ometto giallo (quello con la testa arancione, tanto per capirci) di Ubuntu si è candidato alle elezioni comunali, mentre invece quello verdolino di Msn odia la politica e non sa neanche chi è il Ministro per il Bene Comune (chi è?, N.d.R.). L'ometto rosso di Ubuntu ha un figlio che lavora alle poste, mentre il figlio dell'obeso blu di Msn fa il costumista nei film porno, insomma, a differenza dell'altro non si ammazza di lavoro. Quindi, come vedete, i suddetti omini non hanno nulla a che vedere l'un con l'altro.

martedì 6 giugno 2006

Provare non Costa Nulla

Avete sentito mai parlare di Linux? Se leggete questo blog, sicuramente sì ;-). Sapete cosa è Ubuntu? Già più difficile... Ubuntu è una delle tante distribuzioni del Pinguino ed è rinomata per la sua semplicità d'uso e quindi consigliata a chi di Linux non si è mai servito. Volete sapere cosa si prova a far girare Ubuntu sul vostro computer, anche solo per curiosità? Cliccando qui è possibile scaricare il "live" dell'ultima versione (Dapper Drake 6.06) (grazie al lugroma). Il file è un'immagine 'iso', masterizzabile su cd. Inserendo il cd all'avvio del computer, Ubuntu si avvierà tranquillamente senza installarsi sul disco rigido. Non perderete nessun dato (nè il vostro tanto amato Windows) ma avrete al contempo la possibilità di entrare in un mondo nuovo, in modo totalmente gratuito e non invasivo. Se sarete soddisfatti del risultato e vorrete installare Ubuntu sul vostro computer (senza per questo togliere Windows), potrete avvalervi della versione "Alternate", cliccando qui. Se poi siete proprio sfaticati o - più realisticamente - non avete a disposizione un collegamento a banda larga, potete andare sul sito di Ubuntu ed ordinare per posta, GRATUITAMENTE, i due cd (Live ed Alternate). Ecco la potenza dell'Open Source.

lunedì 5 giugno 2006

Sbrigatevi!

Non vorrei rovinarvi la sorpresa, ma domani - pare - sarà la fine del mondo. Siamo talmente sfigati da essere alla vigilia del sesto giorno del sesto mese del sesto anno del millennio. E, siccome 666 - come spiega l'esperto di esoterismo Romano Prodi - è il numero associabile al demonio (il demonio ha registrato un dominio apposito, come Angelina Jolie: www.666.it, il dominio del demonio), si prospettano cataclismi di proporzioni bibliche. Sì, beh, in effetti oggi faceva più caldo del solito, ma ritengo altamente improbabile che tutto questo sia imputabile ad un imminente disastro per la razza umana. Domani è la fine del mondo, non mi ricordo se ve l'ho detto. Sbrigatevi a ritirare la giacca in tintoria. Non vorrei vi si sgualcisse. L'aspetto della vicenda che fa quantomeno sorridere, è che gli stessi che hanno previsto l'Apocalisse per domani l'avevano prevista anche nel 1999, nel 1997 e anche nel 2009. Insomma, vogliono farci morire a tutti i costi. Detto fra noi... a qualcuno andrebbe bene: Moggi, a parte il problema di rete nel suo telefonino, non avrebbe di che lamentarsi; il Premier avrebbe una giustificazione per il mancato abbassamento del cuneo fiscale e noi Italiani non dovremmo più sorbirci Maurizio Costanzo.


Le Inconfessabili Colpe del Pinguino

Supponiamo che nel vostro pianerottolo ci sia l'appartamento di uno spacciatore di crack e lo studio di un medico. Lo spacciatore ha dato disposizione ai suoi clienti di fingersi pazienti del medico, in modo da poter frequentare la scala senza dar nell'occhio. Questi suonano al citofono dello studio, si fanno aprire, poi sgattaiolano nell'appartamento del pusher, concludono l'affare e se ne vanno. Supponiamo che la polizia non riesca (o non voglia) mettere le mani sullo spacciatore, e che invece preferisca far pubblicare sul giornale locale che l'ambulatorio del dottor tal dei tali favorisce il consumo di crack. Non sarebbe molto logico, non vi pare? Eppure è proprio quello che è successo qualche giorno fa, quando la Gartner ha dichiarato che la diffusione di GNU-Linux nel settore desktop in un prossimo futuro, sarebbe destinata a favorire la pirateria di Windows. Secondo l'analista Annette Jump, la maggior parte dell'hardware venduto col Pinguino farebbe girare, dopo l'acquisto, copie illegali di Windows. Così, neppure tanto velatamente, si accusa il sistema operativo libero (il medico dell'esempio) di complicità con la diffusione del software pirata (lo spaccio di crack). E non per chissà quali caratteristiche tecniche o legali, ma semplicemente in quanto esiste. So bene che è fin troppo facile smontare queste pseudo-accuse, ma qualcuno lo deve pur fare. La diffusione illegale di software protetto è un problema interno alla Microsoft, ed eventualmente di chi deve far rispettare le leggi: accusare una terza parte dell'inefficienza di questo sistema è infantile quanto stupido. Inoltre, copiare illegalmente software contrasta con la filosofia di GNU-Linux tanto quanto lo spaccio di droga distruttiva contrasta con la professione di medico. Vi sono decine di sistemi per procurarsi un computer senza pagare la licenza, e quello di acquistarlo con GNU-Linux precaricato non sembra essere il più razionale ed economico. La ricerca non fa alcuna menzione dei molti che, come me, hanno acquistato un Pc con Windows e poi hanno "piallato" l'hard disk per ospitarci una distribuzione Linux. Il vero scandalo, sostiene Danilo Moi, è proprio questo: "Quasi nessuno è riuscito ad ottenere il rimborso per l'acquisto forzato di Windows". A quanto pare l'importante era far passare il messaggio, rivolto evidentemente a chi non vuole cogliere la differenza tra open source e pirateria informatica. Purtroppo, con buona pace delle scontate reazioni dei sostenitori del pinguino, ho l'impressione che il bersaglio sia stato centrato. Evidentemente GNU-Linux comincia davvero a fare paura, non solo in ambito server, ma anche nel ricco settore dei desktop. A conferma del tutto, le parole di Linus Torvalds: "Linux è un sistema operativo abbastanza bilanciato. Personalmente ritengo che il mondo desktop sia l'area più interessante, sia perché è su questo che l'ho sempre usato e sia perché è quello più stimolante dal punto di vista del marketing e della tecnologia. Non bisogna inoltre dimenticare che è in quest'area dove molte società commerciali hanno una sacco di opportunità di business".
Fonte: zeusnews.

sabato 3 giugno 2006

Chi l'avrebbe mai detto?

Poi non dite che ce l'abbiamo con Prodi. Ce le leva dalle mani. Onori ed oneri del potere. Mica possiamo prendercela sempre e comunque con Silvietto. Ad alcuni piacerebbe - ed alcuni lo fanno - ma noi siamo persone più equilibrate. Ovviamente, tenetene conto, questa è una storia del tutto INVENTATA. Forse.

ANTEFATTO: Il 3 aprile 1978, nel corso di una seduta spiritica cui partecipa il futuro presidente dell’Iri, Romano Prodi (un omonimo del nostro attuale Premier, N.d.R.), una “entità” [nella fattispecie, e come risulterà dal verbale, gli spiriti di Don Sturzo e La Pira] avrebbe indicato “Gradoli” come luogo in cui era tenuto prigioniero Aldo Moro. Sulla base della segnalazione dall’aldilà, il 6 aprile viene organizzata una perlustrazione a Gradoli, un paesino in provincia di Viterbo, una delle tante scuse per andare a comprare le lenticchie. Al ministero dell’Interno, che aveva in precedenza ricevuto la segnalazione su via Gradoli, a nessuno viene l'idea che potrebbe esserci un collegamento tra le due cose. E’ la moglie di Moro, Eleonora, a chiedere se non potrebbe trattarsi di una via di Roma. Cossiga in persona, secondo la testimonianza resa in commissione da Agnese Moro, risponde di no. In realtà via Gradoli esiste, e sta sulle pagine gialle. In seguito alla seduta il professor Prodi si reca a Roma - solo due giorni dopo, il 4 aprile -, per trasmettere l’indicazione ad Umberto Cavina, capo ufficio stampa dell’on. Benigno Zaccagnini. E’ la seconda volta che viene fuori il nome “Gradoli”. La prima fu una manciata di giorni prima. Il 18 marzo, alle 9 e 30 del mattino, gli agenti del commissariato Flaminio Nuovo si presentano al terzo piano della palazzina al numero 96 di via Gradoli, una stradina residenziale sulla via Cassia. Una “soffiata” molto precisa, forse proveniente da ambienti vicini ai servizi segreti, ha segnalato che lì, all’interno 11, c’è un covo delle Br. Gli agenti bussano alla fragile porta di legno, ma nessuna risponde. Apre invece l’inquilina dell’interno 9, Lucia Mokbel, e racconta di aver sentito provenire dall’appartamento sospetto dei ticchettii simili a segnali Morse. Secondo le disposizioni vigenti i poliziotti dovrebbero a quel punto sfondare la porta, o quantomeno piantonare il palazzo. Invece vanno via. Al processo Moro presenteranno un rapporto di servizio grossolanamente falso, costruito a posteriori, stando al quale i vicini avrebbero fornito “rassicurazioni” sull’onestà dell’inquilino dell’interno 11, il ragionier Borghi, alias Mario Moretti. Saranno sbugiardati pubblicamente, ma mai puniti. Il 18 aprile la porta dietro cui forse era stato nascosto, fino a qualche giorno prima, lo stesso Aldo Moro, viene finalmente sfondata. Non da polizia e carabinieri però, ma da pompieri; che ci arrivano a causa di un allagamento. Anche se i brigatisti lo hanno sempre negato, si tratta di una messinscena organizzata perché il covo venga scoperto: il telefono della doccia è sorretto da una scopa e puntato contro una fessura nel muro aperta con uno scalpello in modo da far filtrare meglio l’acqua lungo i muri fino all’appartamento dei vicini, che infatti daranno l’allarme. L’allagamento si verifica lo stesso giorno in cui un falso comunicato delle Br spedisce migliaia di carabinieri e poliziotti a cercare il cadavere di Moro nel lago gelato della Duchessa. Si tratta di due episodi di difficile lettura. Alcuni brigatisti del gruppo dirigente dichiareranno, molti anni dopo, che la scoperta del covo e il falso comunicato li spinsero ad affrettare i tempi dell’operazione Moro verso la decisione di sopprimere l’ostaggio; proprio come voleva Moretti, rappresentato della cosiddetta “ala dura” delle Br. Il 10 giugno 1981 Romano Prodi viene chiamato a testimoniare davanti alla Commissione Moro per rispondere degli avvenimenti che sarebbero occorsi durante la seduta spiritica. Il caso viene riaperto nel 1998 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi, al fine di chiarire le motivazioni che avrebbero portato su un’altra pista le ricerche della prigione di Moro ed escludere che l’utilizzo del nome “Gradoli” fosse stato un modo per informare le stesse Brigate Rosse dell’avvicinamento delle forze di polizia all’omonima via, sita nei pressi della via Cassia di Roma. Il professor Prodi non si rende disponibile per essere ascoltato dalla Commissione parlamentare, contrariamente a Mario Baldassarri e Alberto Clò (ministro dell’Industria nel governo Dini e proprietario della casa di campagna nella quale si svolsero i fatti), entrambi presenti alla seduta spiritica. Il 5 aprile 2004 Romano Prodi viene ascoltato come testimone dalla “Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il dossier Mitrokhin e l’attività d’intelligence italiana”. Secondo il presidente della commissione, Paolo Guzzanti, Prodi “non ha avuto il coraggio di pronunciare le parole seduta spiritica, piattino o tazzina (non quelli della foto qui sopra, N.d.R.”. Nel corso della seduta, l’On. Fragalà ha ricordato all’ex presidente dell’Iri un articolo del settimanale “Avvenimenti”, secondo il quale Giuliana Conforto, figlia di Giorgio Conforto, agente del Kgb con nome in codice Dario, aveva ospitato Valerio Morucci e Adriana Faranda, brigatisti contrari al sequestro di Moro. Un’amica di Conforto, Luciana Bozzi, aveva affittato la casa di via Gradoli al commando delle Br. Secondo questa tesi, non commentata da Prodi, fu il Kgb a far sapere del covo di via Gradoli e la messinscena della seduta spiritica fu organizzata per coprire la vera fonte. Una seconda tesi, supportata tra l’altro dal senatore Francesco Cossiga - che riguardo al caso Moro ha sempre rilasciato dichiarazioni quantomeno ambigue -, identifica l’informatore in “qualcuno appartenente all’area dell’eversione tra Autonomia Operaia e Potere Operaio. Dicono fosse un professore universitario”. Va da sé che Paolo Guzzanti e Francesco Cossiga siano politicamente più inclini a fare passare la tesi dell’omicidio deciso e pilotato dai servizi segreti dell’Est, in contrapposizione all’altra ipotesi prevalente, ovvero che la segnalazione della parola “Gradoli” alle forze dell’ordine rappresentasse un doppio avvertimento a Mario Moretti, figura di terrorista controversa e più volte descritta come infiltrato vicino ai servizi segreti italiani. Il primo: che il covo di via Gradoli era ormai “bruciato”. Il secondo: che la questione doveva essere chiusa il più presto possibile con l’assassinio di Aldo Moro e il tramonto del progetto che voleva un “Governo della non sfiducia”, inviso agli Stati Uniti in quanto sorretto, tra gli altri, dal Partito Comunista

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AUDIZIONE DI ROMANO PRODI PRESSO LA COMMISSIONE MORO – 10 GIUGNO 1981

  • PRESIDENTE: Debbo richiamare la sua attenzione sul fatto che la Commissione assume le sue dichiarazioni in sede di testimonianza formale e sulle conseguenti responsabilità in cui ella può incorrere, anche in relazione al dovere della Commissione di comunicare all’Autorità giudiziaria eventuali dichiarazioni reticenti o false (…)

  • ROMANO PRODI: Ripeto quanto ho già scritto nella mia lettera. In un giorno di pioggia in campagna, con bambini e con le persone che penso vedrete successivamente, perchè sono tutte qui, si faceva il cosiddetto «gioco del piattino» (…) Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli. Naturalmente, nessuno ci ha badato; poi, in un atlante, abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno ne sapeva qualcosa e, visto che nessuno ne sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa (…)

  • CORALLO: Per farla sentire meno ridicolo, dato che questa sensazione è un po’ comune a tutti … Mi scusi, professore, vorrei dirle che la scrupolosità della Commissione parte da un’ipotesi che dobbiamo accertare essere inesistente, e cioè - non credo molto agli spiriti - se ci possa essere stato qualcuno capace di ispirarli (…) Chi partecipò attivamente al gioco? Voi eravate tanti, però un ditino sul piattino chi lo metteva?

  • ROMANO PRODI: A turno tutti: c’erano 5 bambini; era una cosa buffa. Non crediamo alla atmosfera degli spiriti e che ci fosse un medium. Io le dico: tutti; anch’io ho messo il dito nel piattino (…)

  • PRESIDENTE: Non c’era un direttore dei giochi?

  • ROMANO PRODI: No. Bisogna vedere come se ne sono impadroniti i giornali; come di una seduta medianica, che non so nemmeno cosa sia, ma era un gioco collettivo invece, come tutti facemmo in quel momento; l’ho imparato dopo.

  • LAPENTA: Chi lanciò l’idea di questo gioco?

  • ROMANO PRODI: All’inizio il padrone di casa; non so… All’inizio ero in disparte con i bambini e dopo il gioco mi ha incuriosito.

  • FLAMIGNI: Come venne fuori la specificazione «casa con cantina»?

  • ROMANO PRODI: Ne sono venute fuori diecimila di queste cose: è venuto fuori «cantina», «acqua». In questo momento non lo ricordo nemmeno; il gioco è andato avanti per ore (…) Ripeto che non ho preso sul serio queste cose e, evidentemente, se non ci fosse stato quel nome, non avrei nè raccontato nè detto la cosa perchè cerco di essere un uomo ragionevole, onestamente.

  • FLAMIGNI: Nella testimonianza che lei ha reso al giudice dice: «Fui io a comunicare al dottor Umberto Cavina, nonchè il giorno prima alla Digos di Bologna attraverso un collega universitario, la notizia concernente la località: Gradoli, in provincia di Viterbo. A tale indicazione, con l’aggiunta che poteva trattarsi di una casa…»

  • ROMANO PRODI: Guardi, non me lo ricordavo neanche per il poco peso che gli ho dato. Ne sono saltate fuori tante di queste cose! Tutti hanno detto che non conoscevano questo paese; questo era importante.

  • PRESIDENTE: La notizia era talmente importante che se l’avessero ben utilizzata, le cose probabilmente sarebbero cambiate.

  • ROMANO PRODI: Non ho mai creduto a queste cose … sarà stato un caso.

  • COLOMBO: Tutte le persone parlavano di un paese…

  • ROMANO PRODI: Bolsena, Viterbo, Gradoli; si faceva la targa VT; i monti Volsini… ripeto, dopo si dava importanza perchè avevamo visto dove erano; con la carta geografica in mano, fa tutti i «ballottini» che vuole…

  • CORALLO: «Ballottini» sta per piccoli imbrogli.

  • ROMANO PRODI: Con la carta geografica davanti davanti, lei capisce non è più…Scusi l’espressione.

  • FLAMIGNI: Dopo la seduta spiritica…

  • ROMANO PRODI: No, era veramente un gioco.

  • FLAMIGNI: Non si può chiamare seduta spiritica.

  • ROMANO PRODI: Non me ne intendo; mi dicono che ci vuole un medium.

  • FLAMIGNI: Comunque il risultato, la conclusione è che almeno quando viene fuori la parola «Gradoli» le si attribuisce importanza perchè lo si comunica alla segreteria nazionale della Dc, al capo della Polizia; poi, si muove tutto l’apparato.

  • ROMANO PRODI: Quando l’ho comunicato a Cavina m’ha detto che ce ne sono state quarantamila di queste cose. Fino al momento del nome, non era stato molto importante; per scrupolo (…) lo comunichiamo (…)

  • FLAMIGNI: Lei venne appositamente a Roma per riferire a Cavina?

  • ROMANO PRODI: No, era un convegno…non ricordo su che cosa, e dovevo venire a Roma.

  • FLAMIGNI: E quanti giorni dopo il «giochetto»?

  • ROMANO PRODI: Due-tre, non ricordo (…)

  • FLAMIGNI: Chi interpretava le risposte del piattino?

  • ROMANO PRODI: Un po’ tutti. Era semplice, vi erano le lettere, si mettevano in fila e si scrivevano.

  • FLAMIGNI: Bisognerebbe capire qual era esattamente lo svolgimento del gioco (…) quali erano le domande poste.

  • ROMANO PRODI: Le domande erano: dov’è? perchè? Moro è vivo o morto? Del resto, persone che hanno fatto altre volte il «piattino» sanno di che cosa si tratta e possono darle spiegazioni più esaurienti.

  • BOSCO: Chi erano le persone che l’avevano fatto altre volte?

  • ROMANO PRODI: II professor Clò, ad esempio, ed altri che risponderanno perchè sono tutti qui (…)

  • FLAMIGNI: (…) sarebbe importante quantificare quali furono le domande.

  • ROMANO PRODI: Questo non ha niente a che fare con la tecnica del gioco ed è evidente che me lo ricordi. Le domande erano: dov’è Moro? Come si chiama il paese, il posto in cui è? In quale provincia? E nell’acqua o nella terra? E’ vivo o morto?

  • FLAMIGNI: Quali erano le risposte ad ognuna di queste domande?

  • ROMANO PRODI: Qui intervengono problemi tecnici sui quali potranno essere date spiegazioni più esaurienti delle mie; comunque, vi erano delle lettere su un foglio e il piattino, muovendosi, formava le parole e indicava sì o no.

  • FLAMIGNI: Che cosa succede: uno mette il dito su questo piattino?

  • ROMANO PRODI: No, tutti.

  • FLAMIGNI: Ad un certo momento parte un impulso per cui il piattino si sposta e va su una lettera?

  • ROMANO PRODI: Sì. Posso comunque dire che, dopo questa esperienza, ho trovato tanta gente che mi ha confessato di aver fatto la medesima cosa.

  • CORALLO: (…) Di solito, quando il piattino comincia a muoversi, la domanda che si fa è: chi è l’interlocutore, lo spirito con il quale ci si intrattiene.

  • ROMANO PRODI: Alla fine è accaduto anche questo, ma all’inizio no. C’è stato chi ha detto: interroghiamo Don Sturzo o La Pira, ma le prime risposte, in un primo momento, erano soltanto sì o no.

  • CORALLO: L’interlocutore era dunque ignoto.

  • ROMANO PRODI: All’inizio sì, poi vi furono anche interlocutori vari tra i quali, per quel che mi ricordo, Don Sturzo (…)

  • CORALLO: Si trattava dunque di un gioco in famiglia, tra amici. Un’ultima domanda professore: tra i partecipanti, vi era anche qualche esperto di criminologia?

  • ROMANO PRODI: No, assolutamente no (…) Tra i partecipanti alla seduta vi ero io, che sono un economista, il professor Gobbo, che ha la cattedra a Bologna di politica economica, il professor Clo, che ha l’incarico di economia applicata all’Università di Modena e che si interessa di energia, ma di petrolio, non di fluidi. Vi era anche suo fratello che è un biologo (non so di quale branca, anche se mi pare genetica) e vi era anche il professor Baldassarri che è economista, ha la cattedra di economia politica all’Università di Bologna. Tra le donne vi erano mia moglie, che fa l’economista, la moglie del professor Baldassarri, laureata in economia, ed altre che non so cosa facciano professionalmente.

  • SCIASCIA: Nella lettera che è stata mandata alla Commissione, firmata da tutti voi, si dice che la proposta di fare il gioco è partita dal professor Clo.

  • ROMANO PRODI: Perchè era il padrone di casa.

  • SCIASCIA: Nella lettera si aggiunge che tutti vi parteciparono a puro titolo di curiosità e di passatempo, che la seduta si svolse in un’atmosfera assolutamente ludica.

  • ROMANO PRODI: Vi erano cinque bambini al di sotto dei dieci anni!

  • SCIASCIA: Si dice anche che nessuno aveva predisposizione alcuna di tipo parapsicologico o, comunque, pratica di queste cose, ma una certa pratica di queste cose qualcuno doveva pur averla!

  • ROMANO PRODI: Certo, a livello di gioco, la tecnica era conosciuta; però pratica di queste cose direi che non vi fosse. Ripeto, a posteriori, mi sono reso conto che vi è gente che tutte le sere lo fa!

  • SCIASCIA: Tra i dodici, qualcuno aveva pratica di queste cose?

  • ROMANO PRODI: Intendiamoci sulla parola pratica, onorevole Sciascia. Se qualcuno lo aveva fatto altre volte voi lo potrete sapere chiedendo agli altri, ma nella nostra lettera abbiamo detto che non vi era nessuno che, con intensità, si dedicava a questo. naturalmente vi era qualcuno che, altre volte, l’aveva fatto.

  • SCIASCIA: Francamente, io non saprei farlo.

  • ROMANO PRODI: Anche io non sapevo farlo! Non ne avevo la minima idea e, infatti, mi sono incuriosito moltissimo.

  • SCIASCIA: La contraddizione che emerge è questa: se c’è una seduta di gente che crede negli spiriti o, comunque, nella possibilità che si verifichino fenomeni simili, se c’è una seduta di questo genere - ripeto - e ne viene fuori un certo risultato del quale ci si precipita ad informare la Polizia ed il Ministero dell’Interno lo posso capire benissimo, ma che si svolga tutto questo in un’atmosfera assolutamente ludica, presenti i bambini, per gioco, e che poi si informi di ciò la Polizia attraverso la mediazione di uno che non era stato presente al gioco, e se ne informi quindi il Ministero dell’Interno, a me sembra eccessivo e contraddittorio.

  • ROMANO PRODI: Ma è venuto fuori, onorevole, un nome che nessuno conosceva! Anche se ci siamo trovati in questa situazione ridicola, noi siamo esseri ragionevoli. Ci siamo chiesti tutti: Gradoli nessuno di voi sa se ci sia? Se soltanto qualcuno avesse detto di conoscere Gradoli, io mi sarei guardato bene dal dirlo. E’ apparso un nome che nessuno conosceva, allora per ragionevolezza ho pensato di dirlo.

  • SCIASCIA: Direi per irragionevolezza.

  • ROMANO PRODI: La chiami come vuole. La motivazione reale è che con una parola sconosciuta, che poi trova riscontro nella carta geografica, a questo punto è apparso giusto per scrupolo…

  • SCIASCIA: Poteva far parte della insensatezza del gioco anche il nome Gradoli.

  • ROMANO PRODI: Però era scritto nella carta del Touring.

  • SCIASCIA: La signora Anselmi dice che seguirono dei numeri che poi risultarono corrispondere sia alla distanza di Gradoli paese da Viterbo sia al numero civico e all’interno di via Gradoli.

  • ROMANO PRODI: Questo proprio non mi sembra … c’era sul giornale…

  • SCIASCIA: La signora dice di aver sentito questo dal dottor Cavina.

  • ROMANO PRODI: Onestamente io non.. Non avrei difficoltà a dirlo.

  • CORALLO: Nell’appunto di Cavina c’è il numero della strada.

  • ROMANO PRODI: Può darsi che negli appunti ci sia perchè dopo abbiamo visto sulla carta, strada statale, i monti vicini. L’importante è che si trattava del nome di un paese che a detta di tutti nessuno dei presenti conosceva. Capisco che era tutta un’atmosfera irragionevole, però…

  • SCIASCIA: Non mi sembra determinante il fatto che non si conoscesse il nome. Viterbo si conosceva e poteva benissimo trattarsi anche di Viterbo.

  • ROMANO PRODI: Se fosse stato Viterbo, non ci avrei badato perchè si può sempre comporre una parola che si conosce.

  • SCIASCIA: Chi ha deciso di comunicare all’esterno il risultato della seduta?

  • ROMANO PRODI: L’ho fatto io perchè ero l’unica persona che conoscesse qualcuno a Roma. Ho parlato con tutti, con Andreatta etc. Non è che ho telefonato d’urgenza; ho detto vado a Roma e lo comunico. Questo è stato deciso una volta che si è saputo che esisteva questo paese che nessuno conosceva.

  • SCIASCIA: Ora le farò una domanda che farò a tutti. Lei ha mai conosciuto nessuno accusato o indiziato di terrorismo?

  • ROMANO PRODI: Mai.

  • COVATTA: II senso della domanda è se qualcuno aveva interesse ad ispirare gli spiriti.

  • ROMANO PRODI: E’ sempre la domanda che mi sono sempre posto anch’io.

  • BOSCO: All’interrogativo che si è posto, come ha risposto? Cioè se qualcuno poteva aver ispirato gli spiriti.

  • ROMANO PRODI: Lo escluderei assolutamente.

  • BOSCO: Quindi si è trattato di spiriti.

  • ROMANO PRODI: O del caso … Non so … Mi sembra che il senso della domanda dell’onorevole Covatta sia quello di chiedere se c’era qualcuno che voleva fare «il furbetto», spingendo in un certo modo o rallentando. Questo no. D’altra parte…

  • FLAMIGNI: Se avessimo ascoltato un riferimento di quella seduta in maniera molto impegnata e che i protagonisti credevano veramente allo spiritismo e alla possibilità di avere qualche forza in aiuto, allora mi darei una spiegazione, ma proprio perchè il professor Prodi parla di tutto ciò come un gioco, la mia curiosità si accentua. Ritengo che qualcuno potesse anche sapere. Parto da questa considerazione per dire che voglio conoscere le domande effettive e le risposte che sono venute fuori.

  • ROMANO PRODI: Ho detto le domande effettive e le risposte. Uno dei problemi che si pone per una cosa del genere è proprio quello contenuto nella sua domanda. Crede che quando è uscito il nome di via Gradoli io non mi sia posto il problema di chiedermi se c’era qualcuno che faceva il furbo? Altrimenti non sarei qui in questa situazione in cui mi sento estremamente imbarazzato ed estremamente ridicolo (…)