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mercoledì 27 ottobre 2010

Re: Utility

Non nascondo il mio entusiasmo per questi ritrovati della tecnica: ho già comprato Pacman & Robin (al posto di Fifa 2011, che avevo originariamente intenzione di acquistare) e devo dire che è forte da matti: la vera novità è che lo scopo del gioco è non farsi mangiare da Pacman, il quale tra l'altro viene spesso distratto da uno strano felino che canta "Mi chiamo Pillola, sono un gattino ecc." (e subito dopo viene puntualmente divorato; va detto che nel gioco Pacman non risponde mai al cellulare).
Tutto regolare per quanto riguarda il prodotto della DelicatyssenKrupp: ieri è naturalmente intervenuto nel merito Gnaggnerox. Oltre a richiedere la biologicità dei biscotti, il celebre miglioratore dell'Ikea ha preteso che fossero compatibili con l'iCake ("il biscotto e il pan di spagna si possono mangiare insieme oppure dopo è obbligatorio il Gransolèi per favorire la digestione?").
Per finire, il gabinetto virtuale è stato annunciato anche in versione poltroncina (ne aveva un gran bisogno - in tutti i sensi - Mario Glatt, quando l'altro giorno è andato ad assistere al concerto dell'orchestra Suzuki e il freddo intenso ha avuto un brutto effetto su di lui, ndr).
Mario Kraus

martedì 26 ottobre 2010

Utility

Fatta eccezione per la Cina che, per la prima volta nella propria storia, ha registrato un incremento nel PIL addirittura superiore a quello delle condanne a morte eseguite, la crisi economica sta imperversando in lungo, in largo e in profondo. Il baratro nel quale è precipitato il mercato ha costretto numerose Aziende a rivedere la propria mission e a diversificare l'offerta ai clienti. La DelicatyssenKrupp (spin off del famoso colosso metallurgico), ad esempio, propone da qualche mese biscotti più morbidi e masticabili di quelli dell'Ikea, i quali di rimando hanno acquisito una notevole importanza come unità di misura di peso per le stelle di neutroni. Apple e Mulino Bianco hanno lanciato sul mercato l'iCake, un'utilissima agenda elettronica ricoperta di pan di spagna ed inzuppata in una gelatina appiccicosa che rende il congegno attaccabile a qualsiasi superficie. La Warner Bros, dal canto suo, ha collaborato con l'EA Sports per produrre un videogioco dal nome Pacman & Robin, in cui, al pipistrello che risolve i problemi proiettando un simbolo satanico in cielo, è stata sostituita una più simpatica e funzionale palla gialla che ingurgita tutto quel che trova dinanzi a sé. Last but not least, la Microsoft ha aperto i propri codici alla Ideal Standard, implementando un gabinetto virtuale (vedi foto) che può risultare particolarmente comodo quando la natura chiama ma non ci si vuole allontanare dalla scrivania.

lunedì 18 ottobre 2010

Applausi Ironici

(http://www.youtube.com/watch?v=nDRDj5rOFbk, cfr. il 2° minuto a partire da 2:08).

Più del quindicesimo di partita giocata e delle contestazioni della tifoseria in tumultuosa trasferta, di Italia-Serbia mi è rimasto impresso il commento dei nostri telecronisti quando i giocatori balcanici han tentato di calmare i loro sostenitori applaudendoli. Lasciando da parte il segno delle tre dita, che non simboleggiava lo 0-3 a tavolino temuto dai serbi e volutissimo dagli italiani, sono trasecolato sentendo parlare i cantafavole italiani di “applausi ironici” nei confronti dei tifosi già inferociti per conto loro e anche per colpa della squadra che aveva appena perso con l’Estonia, un’impresa che non era riuscita neppure all’Italia.
Se davvero Stankovic e compagnia calcistica avessero applaudito ironicamente gli ultras al seguito, al ritorno in patria non avrebbero fatto in tempo a vedere neppure la S del cartello “Serbia”: sarebbero stati massacrati prima dall’allegra brigata di Bogdanov. Applausi ironici: figurarsi… E che dire delle ripetute rassicurazioni del tipo “i tifosi serbi non ce l’hanno con noi” e via tranquillizzando? Chissà come mai, nel loro spicchio di curva campeggiava chiaro e visibilissimo uno striscione con su scritto “Vaffanculo”. Strana coincidenza: visto che non era rivolto a noi, si vede che l’insulto dev’essere uguale sia in serbo che in italiano. Quanto alle manifestazioni infantili di stupore da parte di Mazzocchi e soci perché un pompiere era sopraggiunto sul luogo del delitto con un idrante (“Sono entrati gli idranti, arrivano gli idranti!!!” manco fosse piombato lì con un mitra sparando alla cieca), meglio non soffermarsi.
La TV di Stato conferma una volta di più di trovarsi in un anno di grazia: abbiamo già digerito con molta fatica la scomparsa di due terzi dei mondiali dai nostri televisori (ci siamo persi Ghana-Uruguay e Inghilterra-Germania, giusto per ricordarne un paio, ma in compenso ci han fatto vedere il concerto di Shakira alla vigilia del torneo, so’ soddisfazioni), hanno mandato i cronisti in Sudafrica con tanto di studio sul posto mentre quelli tedeschi trasmettevano più modestamente da casa, ci sorbiamo splendide trasmissioni ricche di pathos tipo “Ti lascio una canzone”, ci becchiamo le televendite nelle trasmissioni e gli spot pubblicitari piazzati nel bel mezzo dei film (e poi si diceva che “non si interrompe un’emozione” per dare addosso a Mediaset), ma bisognava approfittare di un’occasione come questa per far risaltare l’acume di commentatori arcipagati per descrivere e talvolta falsare quello che vediamo benissimo da soli. Conclusione: gli applausi ironici facciamoli alla Rai.
Mario Kraus

P.S. Sulla tifoseria serba e sul suo comportamento riporto quel che scrive Manlio Collino, un grande giornalista italiano, sul suo blog:

Il destino burlone ha voluto che oggi, nello stesso giorno in cui dilagava sui media lo sdegno per la violenza dei tifosi serbi che hanno “devastato Genova” e impedito lo svolgimento di Italia-Serbia, il giurista Zagrebelsky scrivesse su La Stampa (nell’ambito della settimana dedicata a Norberto Bobbio e al suo “Elogio della mitezza”) che superato il limite, miti o non miti che si sia, si deve cessare di subire e passare all’azione perché “quando la società si fa violenta, quando la politica si alimenta di questa violenza e a sua volta l’alimenta creando divisioni, esclusioni, inimicizie, ingiustizie, sopraffazione e paura, anche i miti non disdegneranno di uscire dalla loro indole profonda e indossare quella dei loro nemici, e quando ciò accadrà, bisognerà temere l’ira dei miti”
Sdoganata l’ira, un vizio capitale? Macché vizio: L’Avvenire, riprendendo quanto ha scritto padre Cucci sull’ultimo numero di Civiltà Cattolica, dice oggi: «L’ira non è di per sé negativa: se il fine e i mezzi da essa perseguiti sono buoni, può diventare un sostegno prezioso per compiere il bene, anzi, in alcune circostanze e per gravi motivi adirarsi diventa cosa giusta e doverosa». Secondo il teologo gesuita, l’ira andrebbe riscoperta come virtù da praticare per «intervenire sulla situazione e cambiarla». Sia per i laici che per i religiosi, dunque, l’ira è doverosa perché aiuta a cambiare le situazioni.
Ma allora è “giusta e doverosa” anche l’ira degli hooligans nazionalisti serbi! Li aiuta a cambiare una situazione: non vogliono l’entrata della Serbia nella UE! Sotto la violenza esibita a Genova c’è una frustrazione ideologica pari a quella dei rossi che misero a ferro e fuoco, durante il G8 del 2001, la stessa città.
Perché dunque i serbi di ieri ci vengono presentati come delinquenti e i compagni del 2001 come eroi? Perché i primi li si demonizza e i secondi li si esalta al punto da dedicare una sala del Parlamento al loro “caduto” Giuliani e nominare sua madre senatrice nelle file di Rifondazione Comunista?
Oggi tutti strillano che “i nazionalisti serbi hanno ottenuto con la violenza la visibilità mediatica che cercavano, alle spese del calcio”. Ma perché il calcio dovrebbe essere immune da quanto succede a strade, autostrade, ferrovie, porti e aereoporti italiani, quasi tutti i giorni, e da più di mezzo secolo? Perché la frustrazione serba (l’80% del territorio jugoslavo tolto a Belgrado con la connivenza dell’Europa, una guerra devastante – e squilibrata – subita da parte della Nato, con bombardamenti anche italiani, l’economia strangolata dalle sanzioni…) che ha bloccato la partita rovinando la festa a qualche famigliola genovese (si cita sempre i bambini, quando si denuncia la “violenza negli stadi”) deve valere meno di quella dei pastori sardi che quest’estate bloccavano porti ed aereoporti o degli operai di Termini che bloccavano ferrovie e autostrade, rovinando le ferie di migliaia di famiglie e il portafogli di chi transitava di lì per lavoro?
La risposta è semplice: la parola nazionalismo è al bando. Chi lotta per la patria, chi s’incazza perché gli han portato via del territorio, è un pericoloso nazionalista-leghista xenofobo. A meno che sia palestinese o afghano.
Manlio Collino

domenica 10 ottobre 2010

Quegli strani visitatori dell'Ikea

Negli archivi dell’Ikea è comparsa di recente una lettera scritta da tale Gnaggnerox (firma che la dice già lunga sulla sanità mentale dell’autore della missiva) in cui, a fronte della richiesta di suggerimenti per migliorare l’ormai celeberrimo supermarket del mobile automontabile, lo scrivente elargiva consigli preziosi. Tra questi, quello di aggiungere gli spaghetti biologici sul menù del bar-ristorante all’ingresso. “Visto che sono già previste le polpette svedesi biologiche, perché non fare 31?” Un’altra dritta gentilmente fornita da Gnaggny, che però merita maggiore attenzione, consisterebbe nel permettere a un disgraziato di raggiungere l’uscita dell’Ikea in meno di 4 ore, tempo minimo utile (e siamo ottimisti) per guadagnare la porta di accesso all’aria aperta nonostante le mappe che si trovano in quantità abbondante all’ingresso.

E qui il nostro eroe ha perfettamente ragione: i clienti ikeani sembrano piuttosto delle anime in pena che si aggirano senza sosta e senza meta. Ne ho visto uno (ero io) chiedere in preda a cupa disperazione a una commessa di spiegargli come uscire da quel labirinto in quanto “aveva un appuntamento con suo cognato”. Amene coppiette di fidanzati si davano di rimbambito a vicenda perché, dopo due ore di vane ricerche, erano ancora al secondo piano dell’immenso mercatone malgrado si trovassero in ogni dove cartelli recanti la scritta “USCITA”; padri e figli in conflitto generazionale e aziendale aggravavano dissidi e contrasti preesistenti, torme di avvocati divorzisti si fregavano le mani di fronte agli scoppiettanti litigi tra mogli e mariti che ivi vagabondavano in vacanza premio. Salviamo un mondo dalle grinfie di Forum e trasmissioni affini concorrenti, aiutiamo la clientela dell’Ikea.
Gnaggnerox

giovedì 7 ottobre 2010

I denti kit

Pubblichiamo in anteprima l'identikit che le forze dell'ordine hanno costruito grazie alle meticolose indicazioni fornite loro dal Direttore di testata Maurizio Belpietro, vittima di un clamoroso attentato la scorsa settimana. Nonostante l'immagine appaia poco chiara, Belpietro racconta di aver sorpreso l'aspirante assassino brandire un arrosticino di pecora appuntito ed inveire contro di lui, in una lingua non meglio identificata. Dai primi rilievi, gli inquirenti pare stiano prediligendo la pista dei terroristi klingon, ma preferiscono mantenere il riserbo sulle indagini.

domenica 3 ottobre 2010

Niente paura

Il Deficiens Moto Contest si è svolto senza mietere vittime, né fra i lobotomizzati con la moto, né sulle gradinate. Avevamo un invito anche noi, ma abbiamo preferito declinare gentilmente. Innanzitutto perché secondo noi non ha senso buttare 50 euro per vedere evoluzioni motociclistiche da stuntman quando è sufficiente andare a farsi un giro gratis (ancora per poco) sulla Roma-Fiumicino la domenica notte; in secundis, ma non per importanza, la tetralogia di Final Desination non aiuta a rendere spensierata una serata del genere.
Qualche anno fa, quando la tetralogia era ancora una trilogia e nessuno sentiva il bisogno di una tetralogia, durante l'intervallo delle partite di pallacanestro della Pompea Roma venivano lanciati dei pacchi di calze sul pubblico. Da quando la Pompea Roma ha cambiato nome ed è diventata Aeroporti di Roma, abbiamo disdetto il nostro abbonamento. Non si sa mai.