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giovedì 7 novembre 2013

Intorno al Bar

Sì, tutti s’aspettavano il ritorno del sottoscritto con un articolo... e ci avete azzeccato. Anzi ci avete quasi azzeccato perché in realtà questo, più che un articolo, è un annuncio per prepararvi anche psicologicamente alla mia prossima pubblicazione, un’inattesa serie di vignette raccapriccianti uscite (ahimè) dalla mia matita appena ieri. Il tempo di passarle allo scanner e potrete vedere nonché visionare un lotto di vignette così brutte, ma così brutte che fanno schifo anche alla mi’ mà. Per il momento vi anticipo solo che le battute sono state improvvisate e disegnate all'interno di un bar torinese da cui ho tratto ispirazione per alcune delle medesime.

Noi siamo stati bravi e le abbiamo pubblicate direttamente (N.d.R.)

Però basta annunci atroci e passiamo a qualcosa di più serio.

Intorno al Bar (titolo maldestramente ispirato alla canzoncina “In fondo al mar”)

A Torino ci sono due tipi di bar: i bar raffinati, tipo il Caffè Florio, dove ti tocca spendere la pensione per avere un tè alla menta piperita da consumare al banco, e i bar ignoranti, tipo quello in cui sono stato ieri sera, dove i clienti hanno la possibilità di scegliere tra due prezzi, regolarmente indicati dal menù. O meglio, tu cliente hai la possibilità di scegliere il prezzo ma alla fine paghi l’altro, com'è successo per l’appunto a noi. La cameriera è simpatica come una zappata sui denti, non dà neppure segno di aver sentito che l’hai chiamata per ordinare e risponde con grugniti espressivi a qualsiasi osservazione o commento della clientela, tipo “ma andare a Marostica col vigneto del caffè macchiato solo in parte?” “Mmh”. Manco fan finta di starti ad ascoltare, sennò ti chiederebbero “Eh? Cosaaaa?” e tu avresti almeno la soddisfazione di dirgli “puppa”, come nei migliori quadretti livornesi.

Non è detto, tra l’altro, che in questo genere di locali il prezzo sia inferiore a quello dei bar raffinati.

Di norma in questi bar ci andiamo a gruppi di quindici, cosa che, lungi dal rallegrare il personale del bar, lo rende ancora più scontroso. Forse è proprio per questo che ci entriamo così in tanti e, indispettiti dall’accoglienza (si fa per dire), occupiamo il tavolo per tre/quattro ore ca. parlando di strullate assurde. O facendo domande bizzarre come quelle della Settimana Enigmistica (“Si può avere un menù in formato pdf?”). Poi, visto che mancano i servizi igienici nel bar, quando usciamo si corre tutti a squarciagola* verso il primo bagno e/o cespuglio disponibile per chiudere questo tranquillo week-end da beoni.

Mario Kraus

* Surrealismo espressionista.