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venerdì 18 settembre 2009

Suicidio quantistico

Ha ragione chi sostiene che la democrazia italiana è morta e sepolta. Cominciamo seriamente a pensarlo anche noi. Ci hanno convinto: non è possibile, in un regime di democrazia sano, riuscire a schivare una miriade interminabile di processi, seppure basati su questioni verosimili, che direttamente o indirettamente vengono a bussare alla nostra porta senza prendere neanche uno straccio di condanna; non è possibile uscire indenni dal tunnel della giustizia senza passare neanche una notte in cella, in una democrazia degna di essere definita tale. Hai voglia a dire che la fisica quantistica ammette situazioni di questo genere, classificate sotto il nome di “esperienze del suicidio quantistico”. Non ci fregate. La vita di tutti i giorni è regolata dalla fisica Newtoniana, dove vige la legge dei grandi numeri. Ergo: non siamo in una democrazia.
Ma esiste un uomo che riesce puntualmente a togliersi le innumerevoli spine nel fianco la cui cronistoria si perde nella notte dei tempi. Non per ultimo quella dell'agguerrito Presidente dell'Associazione Farabutti Italiani che lo ha querelato per sue recenti dichiarazioni. Di grattacapi ce ne ha, il nostro caro Silvio. Eppure, non sappiamo com'è, casca sempre in piedi e riesce a piegare i sistemi di informazione al suo volere, ricorrendo più volte al gioco sporco. Palese e sfacciato. Durante la trasmissione di Vespa, martedì sera, è riuscito per l'ennesima volta a svicolare, complice la sua nota fama di dittatore, alle numerose finte invettive dei giornalisti, suoi umili servitori invitati spudoratamente senza rispettare il men che minimo equilibrio di pensiero. Al primo che gli chiedeva se esistessero due Berlusconi ha risposto: “Assolutamente no. Forse lei è stato ingannato dal plurale maiestatis”. Al secondo che ambiva ad un parere al vetriolo su Fini, è giunto un secco e distaccato: “Io preferisco i Rana, hanno più ripieno”. Una trasmissione troppo di parte, ai limiti dell'indecenza. Hanno ragione i nostri amici polemizzanti della minoranza comunista. Un no-comment secco sulla scelta degli intervistatori: c'era Sansonetti, noto esponente della destra reazionaria, ed altri due tizi non meglio definiti/bili, uno per giunta autore di numerosi saggi fra cui ricordiamo: “Rauti di' qualcosa di destra” e “Calderoli smettila di fare il pretacchione”. C'erano anche il lupo Mahnnahimher che sciorinava dati copiati pari pari dal telegiornale pomeridiano di tale Fede Emilio, ed il Sindaco dell'Aquila, eletto nelle fila del PDL, in preda ad un attacco acuto di salamelecchi e plausi incondizionati al Premier, attacco sfociato in una dichiarazione d'amore con tanto di fiori e baci perugina. Degna di nota la sconcertante, a tratti suicida, strategia di Mediaset la quale, in barba alla logica commerciale che dovrebbe contraddistinguerla – non fosse altro per i milioni di azionisti che recentemente hanno guadagnato l'1% ad ogni inquadratura delle tette della tettona del Grande Fratello – ha ritenuto necessario stendere un velo di petali di rosa al passaggio (televisivo) del suo proprietario mandando in onda sceneggiati soporiferi come “L'uomo che non fece mai niente”, “L'orologio d'oro caduto nel water sporco” per la serie “alta tensione” ed il documentario “Radiografia di un banale pezzo informe di latta”, trasmesso su Canale 5 e che – fiato alle trombe – ha totalizzato lo 0,04% di share.

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