“Più che un campionato è un campiomorto.* Non dico tanto di quest’anno (che è apparentemente ancora incerto) o degli ultimi quattro/cinque, bensì ormai d’un paio di decenni in cui il titolo è preda scontata di tre squadre, un lotto di candidati che si è esteso alla Roma e alla Lazio giusto nell’anno del Giubileo (e qui dico “guarda caso” perché, come sottintendeva un saggio onorevole, a pensar bene si fa un’opera buona, ma a volte si piglia un granchio) per poi restringersi inesorabilmente subito dopo.
Un tempo lo scudetto lo vincevano sì le solite squadre, ma ogni tanto s’inseriva qualche outsider (in italiano “guastafeste”) tipo il Napoli, la Roma, la Fiorentina, la Lazio, la Sampdoria, il Cagliari, il Toro, il Verona. Poi, più o meno al principio degli anni ’90, i mondiali italiani portarono con sé una brutta ventata di megalomania che imperversa tuttora (non solo in ambito calcistico, purtroppo), e da lì in poi il campionato diventò una questione fra squadre a strisce. Conta poco quale sia la meno antipatica tra loro (alla fin fine mi sembra anzi che la spocchia sia equamente divisa in partes tres): senza la possibilità d’un’incognita vincente il campionato
italiano di calcio è un passatempo depressivo, salvo per chi tifa o si convince a tifare per quelli che contano.”
italiano di calcio è un passatempo depressivo, salvo per chi tifa o si convince a tifare per quelli che contano.”
* battuta dell'anno 1995/1996
Mario Kraus
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