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martedì 21 novembre 2006

Mia Cugina Palestina

Questo articolo, come si può facilmente intuire, è un commento e una risposta a quello di JeanLuke pubblicato il 15 novembre scorso, che, almeno all’inizio, sarebbe condivisibile: “Il mondo islamico è qualcosa di altro da noi, una cultura in cui non riusciamo a calarci in pieno”. Fin qui niente da eccepire. Un po’ meno condivisibile il resto: “Possiamo convivere [col mondo islamico] cercando di individuare attraverso il dialogo pacifico con la sua maggioranza moderata perlomeno un sottoinsieme minimale di valori condivisi”. Sì, possiamo conviverci. A patto che facciamo tutto quello che vogliono loro. Clandestini ne entrano a bizzeffe ogni giorno (prova a entrare da clandestino in Algeria o in Iran o in Arabia, poi vedi). La poligamia c’è già. Sottobanco, ma c’è già. L’infibulazione è entrata a pieno diritto nel novero delle pratiche sanitarie italiane sotto il nome di “soft infibulation” (ma che bellezza). Sorgono moschee come funghi, ma di chiesette dalle loro parti ovviamente non se ne parla. Detto per inciso, il mondo diverso e la cultura altra da noi non possono essere un pretesto per consentire agli islamici di fare tutto quello che vogliono, e neppure per negare la reciprocità. Lanciano i razzi? Benissimo. Però noi (dico noi perché con gli israeliani condividiamo le stesse radici, la stessa cultura, la stessa civiltà) rappresaglie non possiamo farne, perché una cultura come la nostra non può permetterselo (a proposito, questa manifestazione di superiorità culturale non sarà un pochino razzista?). Certo, è facile parlare di pace e non violenza quando (ringraziando Iddio, non certo allah) sono qualcosa come sessant’anni che non siamo più in guerra. Vorrei vedere come la penseremmo se ci fosse gente che ci spara razzi addosso a dosi quotidiane. Che si fa esplodere da un momento all’altro mentre siamo al mercato, mentre viaggiamo in autobus, mentre ci divertiamo in un locale. Discorsi alla Fallaci? E allora? Non è forse la realtà? A parte il fatto che, ribadisco, la Fallaci, grande donna, grande giornalista, documentava sempre le sue affermazioni, cosa che non mi pare facciano i suoi avversari, che parlano per ideologie e non per razionali analisi della realtà, attuale e passata, gli Israeliani sono una popolazione talmente esigua in termini numerici da farti immediatamente pensare che, se non reagissero più ai razzi e alle esplosioni, verrebbero rapidamente sterminati. Tant’è vero che tutte le volte che da quelle parti si è tentato di ragionare anziché sbudellarsi, quelli che hanno ricominciato ad ammazzare son stati i Palestinesi. Inoltre per imparare “una dimensione più spirituale dell’esistenza che travalichi gli angusti confini del nostro gretto materialismo” non abbiamo proprio bisogno di nessun islam. Abbiamo già il cristianesimo che, detto tra noi, ci basta e avanza. Chi vuole qualcosa di davvero spirituale ascolti un po’ più spesso Papa Benedetto XVI alias Sua Santità (non “Suo Gretto Materialismo”), che marce indietro a parte, quando è in vena è persino poetico. Se poi uno vuole interessarsi di buddismo, di islam o di confucianesimo, affari suoi, ma non si può (non si dovrebbe) imporre la ricerca della spiritualità a una nazione intera riempiendola di immigrati che di spirituale hanno solo il fatto di pregare a chiappe per aria e magari prendere direttive da un illuminato imam come quel simpaticone di Pasquini il quale ti spiega che i cristiani sono bestie e che Dio non esiste. (ma sa una sega lui). E poi, mi consenta, che le prediche sulla spiritualità le faccia il Papa è normale, che le facciano i non pentiti epigoni del materialismo storico fa un po’ pena, no?
Mario Kraus

2 commenti:

  1. Allora "caro" Mario (posso oppure condividi le isteriche "idiosincrasie borghesi" dell'altro Krauss, quello che ai miei numerosi tentativi di ricondurre il dibattito agli effetti oggettivi sul cambiamento della situazione medio-orentiale a seguito all'intervento militare Americano ha preferito la scappatoia vuota della retorica, salvo poi rifugiarsi nel primitivo convincimento che il dialogo è un "idola" moderno?), innanzitutto un'osservazione tecnica. Dato che il tuo intervento non vive di vita propria ma è un "commento e una risposta" al mio (a cominciare dal titolo che nella sua idiozia risulta perfino quasi simpatico), non era forse il caso di "commentare" il mio, come ho sempre fatto io, anzichè costringere il boun Lorenzo a pubblicare l'ennesimo articolo razzista e islamofobico (ormai il blog potrebbe chiamarsi tranquilamente www.OdioLIslamEmeNeVanto.it)? Ora va bene che il protagonismo è una mania diffusa, ma sarebbe il caso di non esagerare...

    Poi veniamo a noi. Naturalmente (è addirittura superfluo sottolinearlo) del mio articolo non hai capito un tubo. Non so quanto valga la pena provare a spiegartelo sinceramente, non perchè tu non sia all'altezza ci cpmprendero, per carità non mi permetterei mai, ma poichè l'ideologia reazionaria che caretterizza le tue opinioni e il tuo modo di esprimerti e insultare ciò che è altro da te (leggi ancora ua volta "razzismo") non ti permette, ahimè, di vedere oltre la punta del tuo naso. Definire distorta la versione che hai dell'Islam è riduttivo: non so quali letture tu abbia fatto (a parte la Fallaci che va benissimo, ma ne parli come se fosse la fonte di ogni verità e saggezza..un po'di equilibrio!) ma ti assicuro che la tua conoscenza della materia è tanto lacunosa da non permetterti di esprimere giudizi fondati. Lo dimostri laddove dipingi l'Islam come il Male Assoluto, in una semplificazione tanto ingenua quanto drammaticamente pericolosa (ignorando che le componenti moderate al suo interno sono maggioritarie) e laddove si evince da alcuni passaggi che sai ben poco anche della storia del conflitto arabo-israeilano, ad esempio il fatto che le rappresaglie israeliane hanno causato di recente più morti innocenti in un giorno di quante ne abbia provocato il lancio di missili Qassam in un anno (ossia uno). Anche volendo ricondurre il problema al triviale "occhio per occhio" (anche se mi risulta difficile credere che nel 21-esimo secolo esista ancora chi in un società democratica e civile si guardi bene dallo stigmatizzare certe vie di intendere la risoluzione delle conroversie internazionali, chiamandole con mirabile prova di political correctness "reciprocità" ) esiste una sproporzione fra l'offesa e la difesa che sa di "decimazione" più ancora che di vendetta.

    Ancora meno, se possibile, hai capito il riferimento a ciò che ho definito la "dimensione spirituale dell'esistenza" propria della civiltà islamica. Non è questione di fare infantilmente a gara a chi è meglio fra islamici, cristiani, ebrei, induisti o chicchessia. Si tratta solo di constatare come nel mondo occidentale (in larghissima parte cristiano solo a chiacchiere) si sia persa in buona misura la capacità di andre oltre il dato immediato e immanente, di aspirare a un'esistenza che non trovi solo nel soddisfacimento vuoto degli istinti materiali il proprio compimento ultimo. Che poi questa sia recuperata attraverso le religioni rivelate o attraverso forme nuove di spiritualità personali è del tutto irrilevante dal mio punto di vista. A proposito di Cristianesimo: dato che ti ergi giustamente a difensore delle nostre comuni radici cristiane, prova a rileggere il Vangelo e a confrontare i suoi insegnamenti con la tua ideologia: troverai differenze sorprendenti, anche se, non ne dubito, al Gesù che "porge l'altra guancia" preferisci di gran lunga quello che "non porta la pace, ma la spada". Inoltre cerca di ascoltare meglio il Papa stesso, prima di esortare gli altri a fare altrettanto: "[occorre] eliminare le cause strutturali legate al sistema di governo dell'economia mondiale che destina le maggior parte delle risorse del pianeta a una minoranza della popolazione". Sembra il no-global Caruso e invece è Ratzinger, cerca di coglierci (non è difficile, ti dò una mano: la chiave sta nella contrapposizione tra le parole "minorananza" e "maggior parte") le radici di queste ondate di immagrati che ci danno tanto fastidio e che potebbero pure restarsene a patire la fame, la sete, la guerra, le epidemie, l'oppressine, la violenza al paese loro e che diamine, un po'di rispetto! Se è facile parlare di non violenza dopo sessant'anni di pace, pensa quanto deve essere facile parlare di chiudere le frontiere e rimpatriare forzatamente gli immigrati clandestini quando si ha la pancia piena e il portafogli gonfio.
    La cosa più singolare è che da quello che dici sembra che l'emigrazione (con tutti i problemi che comporta, nessuno si sogna di dire che è un processo senza costo e disagio per gli emigranti quanto pr gli ospitanti, come sanno bene i nostri nonni) sia una trovata contemporanea, l'ennesimo mefistofelico trabocchetto inventato dagli islamici (perchè fingi di non sapere che in Italia arrivano immigrati di tutte le religioni) per istituire l'ambito califfato mondiale, versione aggiornata della barzelletta dei fantasiosi quanto datati Protocolli dei Savi di Sion.

    Infine provo (a fatica) a illustrati anche come chi, come me, è "epigono" del materialismo storico, possa intederlo come un valido strumento di analisi e comprensione delle dinamiche geo-politiche presenti e passate, ma non debba necessariamente tributargli valore prescrittivo e normativo in ogni ambito esistenziale. Sì, perchè chi è realmente libero nel proprio pensiero e dotato di elementari capacità sintetiche, può costruirsi una visione originale e critica del mondo, senza bisogno di scivolare continuamente nel luogo comune, nel pregiudizio, nelle categorie standard. Il mio intervento che con tanto ardore hai attaccato ne è una prova: perchè, se abbandonando per qualche attimo i paraocchi ideologico-razzisti che indossi provassi a leggerlo di nuovo, capiresti che è scritto da chi, come me, ha veramente a cuore la sorte di Israele e in partiocolare dei suoi incolpevoli abitanti, pur non considerando il sangue palestinese meno prezioso di quello isaeliano (e viceversa). Per non parlare della nobiltà dei valori al cui rispetto accoratamente richiamo chi considero, appunto, mio fratello. Ma credo, in tutta onestà, che lo sforzo sia vano.

    Detto questo, ti saluto. Considerazioni opportune su ciò che negli interventi, mio e tuo (o dell'altrettanto xenofobo Luigi) è "razionale" o "fa pena" per usare parole tue, le lascio volentieri agli arguti lettori, confidando che avranno ben pochi dubbi a riguardo.

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  2. Fra l'altro già che ci sono, ti consiglio delle letture che potrebbero sperabilmente accrescere il tuo livello di consapevolezza relativamente ad alcuni die temi che ami trattare. Ti segnalo in particolare gli scritti di Naom Chomsky, notissimo professore al MIT e intellettuale americano di fama mondiale. Di lui il New York Times (non Aljazira) scrive: "Ci sono buone ragioni per pensare che Chomsky sia il più importante intellettuale vivente" e The Nation (non il Manifesto) "Noam Chomsky è una fonte inesauribile di sapere". Un antiamericano come me (a detta della stirpe Krauss, chissà poi cosa vorrà dire...) sarebbe ben felice se di tali americani ne fosse pieno il mondo.

    In particolare: "Manufacturing Consent. The Political Economy of the Mass Media", "Understanding Power", "Hegemony or Survival: America's Quest for Global Dominance", "Imperial Ambitions - Conversations on the Post-9/11 World"

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