Quando si accusa Israele dell'uso incivile della violenza che fa e delle stragi di cui è responsabile, spesso ci si sente ricordare la cor-responsabilità dei palestinesi, l'ir-responsabilità di Hamas che usa bambini come scudi umani (cosa spesso infondata come denunciato dal comunicato di Amnesty riportato nel mio precedente intervento), delle barbarie del fondamentalismo islamico. C'è indubbiamente del vero. I metodi seguiti da Hamas per sostenere la propria causa sono assolutamente da condannare su tutta la linea. Chi usa la violenza contro vittime innocenti è un criminale. Punto. Non solo, anche da un punto di vista politico la leadership palestinese dovrà rendere conto delle proprie colpe, come l'assurda pretesa di non riconoscere il diritto ad esistere di Israele, senza cui ogni possibile forma di dialogo muore in partenza. Ma c'è qualcosa di sottile che sfugge ai più. Nel momento in cui tendiamo non dico a giustificare, ma anche solo a ritenere concepibile le reazioni israeliane che si tramutano in bagni di sangue, in assassini generalizzati, nella violazione sistematica di tutti i principi morali riconosciuti e codificati nelle dichiarazioni e convenzioni internazionali, effettuiamo un'operazione spaventosa: mettiamo Hamas e il governo israeliano sullo stesso piano, come fossero due contendenti in lotta per i quali sia lecito attenersi alle stesse regole, in una versione (retoricamente edulcorata) del biblico "occhio per occhio". Questo è intollerabile per tre motivi: offende il popolo israeliano che pure si considera (e per molti versi a ragione). l'avamposto della democrazia in Medio Oriente, rivendicando una superiorità etica che risulta in questo modo cancellata; leggittima i suoi nemici a continuare ad usare gli stessi barbari mezzi in una spirale di orrore senza fine, dato che i primi a non rispettare le norme di civiltà che loro stessi hanno stabilito sono gli "occidentali" per primi; offende la parte "illuminata" del mondo occidentale che su quei principi morali ha fondato la propria dignità. Spesso ci si sorprende di come molti in Occidente condannino con più scandalo e veemenza le violenze israeliane che non quelle palestinesi. Non c'è nulla di cui stupirsi, chi lo fa è il vero amico di Israele. Non possiamo non sentirci più israeliani che palestinesi, perchè è con i primi che abbiamo in comune le stesse radici, la stessa cultura, lo stesso modus vivendi. Il mondo islamico è qualcosa di altro da noi, una cultura in cui non riusciamo a calarci in pieno, con cui possiamo convivere cercando di individuare attraverso il dialogo pacifico con la sue maggioranza moderata perlomeno un sottoinsieme minimale di valori condivisi. Non possiamo pretendere il rispetto di regole fondate sui nostri valori, se nemmeno su questi ci capiamo.Insegnando qualcosa (il rifiuto della violenza, il valore della libertà a tutti i livelli) e imparando qualcosa (una dimensione più spirituale dell'esistenza che travalichi gli angusti confini del nostro gretto materialismo) possiamo avvicinarci, ma il processo è lungo e difficoltoso.Ma a questo solo possiamo limitarci, almeno per ora. Apparteniamo a culture diverse, con storie diverse. Il popolo d’Israele invece è nostro fratello e da chi se non da nostro fratello dobbiamo aspettarci e dobbiamo pretendere il rispetto delle regole che abbiamo deciso insieme, in base alle quali orgogliosi diciamo: "siamo noi la frontiera della civiltà"?Israele ha diritto di difendere la propria sicurezza e la propria esistenza, è fuori discussione. Ma restando nei canoni della legalità e del diritto internazionale. Questo non ce lo aspettiamo da Hamas e la ragione è ovvia: se aprite Wikipedia alla voce "Hamas" leggerete che si tratta di un'"organizzazione terroristica", vale a dire la negazione di tutto ciò che per noi "occidentali" è il Bene. Noi non vogliamo dover aggiungere la stessa definizione alla voce "governo israeliano", perchè sarebbe come attribuirla un po'a noi stessi.
JeanLuke
Nessun commento:
Posta un commento