Mailing list

Vuoi essere informato non appena viene pubblicato un nuovo articolo? Iscriviti alla nostra mailing list!
La tua email:


martedì 18 gennaio 2011

Il Teatro? NOOOOO!

A chi desideri trascorrere un sabato sera eccitante come pochi proponiamo un tuffo nella cultura giapponese.
Psichiatri di tutto il mondo si sono per anni interrogati sul fenomeno dei suicidi di massa non riuscendo però a spiegare innanzitutto per quale motivo un essere umano ricorra ad un gesto collettivo talmente estremo (considerando che oggi è possibile utilizzare Facebook per roba di questo genere), inoltre come mai casi di questo tipo si registrino esclusivamente nel Paese del sol levante, dove la mortalità per malattie cardiovascolari è a livelli minimi, i servizi di trasporto sono i migliori al mondo e Ruby è solo un linguaggio di programmazione.
E dai giù ad arrovellarsi il cervello con studi scientifici, incroci di dati, statistiche bayesiane, tutto inutile. Eppure la soluzione era a portata di mano. Sarebbe stato sufficiente farsi un giro su Youtube ed imbattersi in questo video per far luce sulla vicenda in un sol colpo, oltre che levante.

"Il Teatro No! Non l'avevo consideratoooo..". Cantava così Renato Zero, resosi conto di aver avuto per parecchio tempo in mano l'anello mancante che collega suicidi di massa, harakiri, arte del kamikaze e di non essersene mai accorto.
Ma che cos'è questo Teatro No?
"Ahò, carma, nun famo scherzi. Mica staremo a parla' de quella gran rottura de c****i con uno truccato da ricchione e che 'n ce se capisce 'n c***o?!", ci chiede al telefono Renato. No. Può stare tranquillo, nessuno vuol farLe concorrenza. Quello cui Lei si riferisce è il Teatro Kabuki, una mera "volgarizzazione" del Teatro No. Nel Teatro No vengono indossate delle maschere e la trama, oltre ad essere liberamente interpretabile dallo spettatore grazie alla quantità industriale di omofoni che la lingua giapponese offre, presuppone anche un'elevata cultura di chi segue la rappresentazione, associata ad una sovrumana dose di pazienza.

Preparandovi all'attacco narcolettico che vi vedrà protagonisti indicativamente al secondo minuto di visione - attacco cui è possibile porre rimedio con una flebo preventiva di guaranà - vi invitiamo a sorbirvi tutti i 9 e passa minuti di recita: non vi sarà difficile immergervi nel profondo dell'intreccio ed immaginare i commenti del pubblico nipponico, in una qualunque notte di mezza estate del XVI secolo, una volta fuori dal teatro:
Sakutaro: "'mazza, era parecchio che nun me tajavo co’ ‘na commedia così..." (Sakutaro parla in dialetto di Okinawa)
Noritoshi: "We nani, guarda che non era una commedia, era una rappresentazione drammatica..." (Noritoshi è di Osaka trapiantato a Tokio)
Sakutaro: "No, guarda, me possino cecamme, era ‘na commedia, alla fine rideveno tutti a crepapelle, c’aveveno le lacrime all’occhi..."
Noritoshi: "No, fidati, era drammatica: stavano tutti piangendo."
Takamuku, arrivando di corsa: "A raga’, ha' sentio che rutti ch'ha fatto?" (Takamuku invece ha chiari origini marchigiane, altro che di Okinawa)
Gli altri: "Eh?"
Takamuku: "...Ma n'era 'na gara de rutti?"
Noritoshi: "No, era una rappresentazione drammatica!"
Sakutaro: "NO, era 'na commedia!"
Noritoshi: "NO!"
Sakutaro: "NO!"
A questo punto, tutti e tre, giunti ad un punto morto della conversazione, non intravedendo alcuna via d’uscita estraggono all'unisono la propria katana e con una velocissima tecnica di Iaido si tagliano vicendevolmente la testa.
L'indomani sul giornale: "Suicidio di massa dopo il concerto di Renato Zero."