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sabato 17 settembre 2011

Che Pialle

“Si dimetta. Faccia un passo indietro. Ecco, così, un po’ più a destra, grazie. Prego, sorrida. Fermo con le mani. Le metta a posto, lì, ecco. No, davvero, se lei avesse la compiacenza di fare ‘sto benedetto passo indietro le saremmo molto grati, anche perché in tal caso andremmo al governo noi. Davvero, dia retta, si dimetta. Giù le mani, sì, proprio quelle. Faccia un favore al Paese, vada da Napolitano e rassegni le dimissioni. Dunque si rassegni, faccia ‘sto cacchio di passo indietro e ci lasci lavorare, che noi sì che siamo quello che ci vuole per il Paese.”
Che pialle. Settimane, mesi, decadi di dichiarazioni sempre uguali a se stesse, qualsiasi cosa succeda. Commenti sempre più simili alle battute di una filodrammatica in vacanza, alla particina del guitto che si ritrova sempre la stessa espressione pitturata sulla faccia, senza mai un guizzo, un motto di spirito, uno svolazzo lessicale che ti faccia levare la testa. Tutto così, e chissà chi è il genio che ha inventato la variante del passo indietro per non parlare sempre di dimissioni: da premio Nobel per l’oratoria.
Che pialle veramente. Con queste frasi fritte e rifritte, ripetute ogni giorno in tutti i TG, giornali radio, giornali e basta, questi sfaccendati hanno piallato tutto: la politica, l’interesse dei cittadini per la medesima, gli argomenti, persino i problemi mostruosi che ci troviamo tra capo e collo non solo noi, ma anche l’America, la Francia, la Germania, l’Est, l’Ovest, tutto il mondo.
Piallato tutto, come se anziché di una crisi bastarda si trattasse di una stanca e logora routine. Dico: la disoccupazione. Ci pensate? Una cosa gravissima, da disperarsi e battere la testa contro il muro. L’immigrazione che dura e durerà per omnia millennia millenorum, e che nessuno potrà mai arrestare. La manovra con i suoi continui cambi di direzione, che son come un tizio che passeggia allegramente con un’asse di legno sotto il braccio e continua a girarsi distratto, così te la può sbattere in faccia perché manco guarda dove sta andando: ti alzo l’IVA, no, te l’abbasso, la lascio com’è, di più, ti faccio lo sconto, al massimo te l’aumento come ultima ratio, no anzi, ora te la porto al 22%, vai. E avanti: il contributo di solidarietà? Manco per il ciufolo: piuttosto ti abbasso i tagli e riduco l’incremento dell’abolizione delle province. Contento? Qua invece che facciamo? Dai, tagliamo tutto subito, anzi no; ti faccio il giochetto sporco ed elimino non le province (così basterebbe una legge e zac, sarebbe troppo facile), bensì la Provincia, che lì ci vuole una riforma costituzionale con la maggioranza allargata, quindi hai voglia di bere ova prima di riuscire a vararla, con tutte le divisioni, le correnti e le sottocorrenti che abbiamo. Finita qui ‘sta manovra? Sì, no, ne facciamo un’altra per sicurezza, grazie. Tutte cose, insomma, estremamente preoccupanti, che possono dare sterzate e sferzate decisive al tuo futuro, alle tue decisioni, al tuo tenore di vita da qui in poi. Ma questi combinano pasticci in nome dell’UE, di Moody’s che ti boccia, della Borsa che si trastulla con le sue altalene speculative. Questi, insomma, cambiano continuamente idea, e quegli altri che fanno? L’opposizione? Ma figurati. Dire “si dimetta, faccia in fretta, un passo indietro, un po’ più in giù”, questa sarebbe opposizione? Molto utile, davvero.

Mario Kraus (da oggi ufficialmente indignato)