Sabato scorso ero al cinema per assistere agli Abbracci Spezzati, film che non mi ha mandato in visibilio (scene erotiche a parte perché erano molto poetiche). Non è però della pellicola di Almodóvar che volevo parlare, bensì di un’altra che è stata pubblicizzata prima che lo spettacolo cominciasse. Avete presente quei quindici/venti minuti in cui sullo schermo mandano qualche trailer per ingannare l’attesa? Ecco, proprio durante quei minuti hanno dato l’anteprima di Francesca, film che secondo il Messaggero è “una dura critica contro il razzismo e gli stereotipi”. E va bene. Va meno bene quando, quasi alla fine del trailer, compaiono alcuni stralci di critiche entusiaste tra cui questa: “Accusa l’Italia di razzismo e la sala applaude”. Ora i casi sono due: o il critico è italiano, e allora gli dico “E grazie al ciufolo: in Italia c’è fior di gente che va in estasi quando si getta o si può gettar fango sul nostro Paese, non parliamone poi quando si può rinfocolare la sempre valida accusa di razzismo che una campagna instancabile ci butta regolarmente addosso da vent’anni”. Se invece il critico è straniero, il mio commento è “Tesoro, non stupirtene. Forse non sai che, se tu fossi un italiano, ti avrei risposto “Grazie al ciufolo ecc.”, per cui non credere che la sala che ha applaudito fosse composta di insospettabili moderati che da un momento all’altro si sono accorti che l’Italia è razzista (a proposito, non è altrettanto razzista e stereotipato generalizzare così?). Sono più propenso a credere che gli spettatori – italiani o stranieri che fossero – ne fossero intimamente convinti almeno quanto il regista.
Mario Kraus
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