È ora di trattare, visto che l’adesione di Bulgaria e Romania alla Comunità europea ne dà il destro, il problema sempre men piccolo dell’immigrazione ex clandestina, ovvero quella faccenduola dei 30.000 che, appena spalancate le frontiere che già prima eran chiuse per modo di dire, hanno subito fatto domanda per entrare in Italia. Questa è solo la primissima ondata: altre, e chissà quante, ne seguiranno e andranno ad aggiungersi agli sbarchi continui e agli arrivi degli altri immigrati dall’Est.
Qui si fanno moratorie per la pena di morte (solo quando la causa prima della medesima sono gli americani, anche se per interposto popolo; mai quando c’è di mezzo la Cina o i paesi arabi, ché quelli sono culturalmente inferiori e quindi intoccabili), ma di far moratorie per frenare per un paio d’anni la circolazione dei nuovi aderenti in Italia non se ne parla nemmeno. Ci avevano pensato alcuni Stati membri già in occasione dell’altro allargamento, ma noi siamo sempre d’un altro pianeta. Intendiamoci: i romeni non mi sono antipatici, anzi. Se lo fossero, non avrei studiato romeno all’università per quattro anni e fatto amicizia con tutti i romeni che ho avuto il piacere di conoscere; ma a parte questo, non dovremmo giudicarli nell’insieme, come fa erroneamente la propaganda proimmigrati che ci martella i neuroni da tre lustri a questa parte dicendo che son tutti buoni, son tutti bravi e tutti desiderosi d’una vita migliore, ma dovremmo giudicarli uno per uno. L’errore principale che si commette è quello di prender per buona la massa e fregarsene dell’individuo (che poi finisce a raccoglier pomodori in un campo, com’è accaduto in Puglia, oppresso dal caporalato e dagli infami aguzzini che lo costringono a orari di lavoro e condizioni di vita impossibili). Dovremmo piuttosto trovar simpatico l’individuo (se lo è) e temere la massa come la peste, sorvegliarne l’afflusso, accordarsi con le ambasciate dei rispettivi Paesi, cosa che avremmo dovuto fare fin dai primi anni ’90. E invece, proprio a cominciare da quei tre lustri di cui sopra, tutti si sono improvvisamente accorti che stavamo andando verso la società multirazziale (ma chi l’ha detto? È forse sceso il Padreterno a imporcelo?) e, spinti da un programma evidentemente già stabilito in precedenza, si sono mobilitati per impedire o quantomeno demoralizzare qualsiasi forma di dissenso e di controllo delle frontiere. Ma è ragionevole, mi chiedo, non fissare dei limiti? Lasciare che tutti entrino, indiscriminatamente, senza neppure chiedere loro cosa intendano fare qui? Dice: ma sono poveri. E scusate, quanti poveri ci sono al mondo? Andiamo per difetto: tre miliardi? E allora dovrebbero tutti entrare in Italia, quando neppure l’Europa sarebbe in grado di contenerli? E chi paga per garantire loro i servizi pubblici? Chi è in grado di reggere l’esplosione demografica che verrà causata dalla loro prolificità?
Lasciamo pure da parte la paura del terrorismo, i timori di un attacco islamico (che non ci sarà mai: basterà aspettare qualche generazione e saremo meno di loro), le statistiche del Ministero degli Interni, le quali affermano che il 50% dei reati in Italia viene commesso da immigrati clandestini e conseguentemente non ci rassicurano affatto sull’onestà dei nostri ospiti: ma al di là dei problemi di sicurezza, anche ammettendo che le nostre coste siano attinte esclusivamente da integerrime persone, questa quantità immensa di gente assetata di diritti (diritti che gli zelanti progressisti nostrani si affannano a garantirle) non vi spaventa, non vi scatena un brivido lungo la schiena, non vi allarma nemmeno un po’?
Ecco, avrei dovuto parlare dell’immigrazione ex clandestina e invece ho finito per parlare dell’immigrazione tout court. Pazienza. Penso che, con tutti i problemi che ci sono in Italia, quella d’andare parzialmente fuori tema sia proprio l’ultima delle mie preoccupazioni.
Qui si fanno moratorie per la pena di morte (solo quando la causa prima della medesima sono gli americani, anche se per interposto popolo; mai quando c’è di mezzo la Cina o i paesi arabi, ché quelli sono culturalmente inferiori e quindi intoccabili), ma di far moratorie per frenare per un paio d’anni la circolazione dei nuovi aderenti in Italia non se ne parla nemmeno. Ci avevano pensato alcuni Stati membri già in occasione dell’altro allargamento, ma noi siamo sempre d’un altro pianeta. Intendiamoci: i romeni non mi sono antipatici, anzi. Se lo fossero, non avrei studiato romeno all’università per quattro anni e fatto amicizia con tutti i romeni che ho avuto il piacere di conoscere; ma a parte questo, non dovremmo giudicarli nell’insieme, come fa erroneamente la propaganda proimmigrati che ci martella i neuroni da tre lustri a questa parte dicendo che son tutti buoni, son tutti bravi e tutti desiderosi d’una vita migliore, ma dovremmo giudicarli uno per uno. L’errore principale che si commette è quello di prender per buona la massa e fregarsene dell’individuo (che poi finisce a raccoglier pomodori in un campo, com’è accaduto in Puglia, oppresso dal caporalato e dagli infami aguzzini che lo costringono a orari di lavoro e condizioni di vita impossibili). Dovremmo piuttosto trovar simpatico l’individuo (se lo è) e temere la massa come la peste, sorvegliarne l’afflusso, accordarsi con le ambasciate dei rispettivi Paesi, cosa che avremmo dovuto fare fin dai primi anni ’90. E invece, proprio a cominciare da quei tre lustri di cui sopra, tutti si sono improvvisamente accorti che stavamo andando verso la società multirazziale (ma chi l’ha detto? È forse sceso il Padreterno a imporcelo?) e, spinti da un programma evidentemente già stabilito in precedenza, si sono mobilitati per impedire o quantomeno demoralizzare qualsiasi forma di dissenso e di controllo delle frontiere. Ma è ragionevole, mi chiedo, non fissare dei limiti? Lasciare che tutti entrino, indiscriminatamente, senza neppure chiedere loro cosa intendano fare qui? Dice: ma sono poveri. E scusate, quanti poveri ci sono al mondo? Andiamo per difetto: tre miliardi? E allora dovrebbero tutti entrare in Italia, quando neppure l’Europa sarebbe in grado di contenerli? E chi paga per garantire loro i servizi pubblici? Chi è in grado di reggere l’esplosione demografica che verrà causata dalla loro prolificità?
Lasciamo pure da parte la paura del terrorismo, i timori di un attacco islamico (che non ci sarà mai: basterà aspettare qualche generazione e saremo meno di loro), le statistiche del Ministero degli Interni, le quali affermano che il 50% dei reati in Italia viene commesso da immigrati clandestini e conseguentemente non ci rassicurano affatto sull’onestà dei nostri ospiti: ma al di là dei problemi di sicurezza, anche ammettendo che le nostre coste siano attinte esclusivamente da integerrime persone, questa quantità immensa di gente assetata di diritti (diritti che gli zelanti progressisti nostrani si affannano a garantirle) non vi spaventa, non vi scatena un brivido lungo la schiena, non vi allarma nemmeno un po’?
Ecco, avrei dovuto parlare dell’immigrazione ex clandestina e invece ho finito per parlare dell’immigrazione tout court. Pazienza. Penso che, con tutti i problemi che ci sono in Italia, quella d’andare parzialmente fuori tema sia proprio l’ultima delle mie preoccupazioni.
Mario Kraus
"E scusate, quanti poveri ci sono al mondo? Andiamo per difetto: tre miliardi? E allora dovrebbero tutti entrare in Italia, quando neppure l’Europa sarebbe in grado di contenerli? E chi paga per garantire loro i servizi pubblici? Chi è in grado di reggere l’esplosione demografica che verrà causata dalla loro prolificità?"
RispondiEliminaPochi forse conoscono un curioso trattatello del buon vecchio Schopenhauer, "L'arte di ottenere ragione", consistente in una quarantina di "Strategemmi" retorici per risultare convincenti ed avere la meglio nelle dispute dialettiche. Il primo recita così:
"Stratagemma 1: L'ampliamento. Portare l'affermazione [...] fuori dai suoi limiti naturali, interpretarla nella maniera più generale possibile, prenderla nel senso più ampio possibile ed esagerarla. [...] perchè quanto più un'affermazione diventa generale, tanto più essa presta il fianco ad attacchi."
Nel passaggio che ho citato il nostro caro Mario Kraus ce ne dà un esemplare dimostrazione, applicandolo in maniera studiata e apparentemente convincente. Ma attenzione: Schopenhauer avverte che "l'uso di tale stratagemma dialettico [...] tradisce l'intima consapevolezza di avere torto".
Non sto a scendere troppo nel merito dell'intervento del buon Kraus, che fra l'altro ha perfettamente ragione quando puntualizza l'errore comune di ragionare in temrmini di "massa" anzichè di "individui", ma dimentica che questa confusione si applica assai più di sovente agli immigrati in termini ben diversi da quelli che sostiene lui. Quante e quante volte si sente dire "sono tutti delinquenti", "ci rubano il lavoro", "non hanno voglia di lavorare" (si noti la bislacca contraddizione, ma quando si usano le budella al posto del cervello, certe sottigliezze sfuggono), "puzzano" e quant'altro dimenticandosi che quando si rivolge un'accusa in questo paese si deve fare nome e cognome? E non sto qui a ricordare che se compie un atto di violenza su una donna un italiano trattasi di "stupratore", se il colpevole è un immigrato trattasi di "extracomunitario" punto e basta. Son cose che si sanno, si leggono, si vedono in continuazione.
La società multirazziale non è un'imposizione di qualche entità occulta caro il mio Mario, ma uno sbocco naturale a dinamiche da tempo note e, perchè no, una ricchezza. Il pluralismo è la parola chiave delle democrazie moderne e uno dei pilastri della nostra Costituzione.
Sentiamo cos'ha da dirci un leader purtroppo troppe volte rimasto inascoltato (che forse qui qualcuno definirebbe "uno zelante progressista"), Kofi Annan:
"Che le società europee abbiano bisogno di immigranti é indubitabile. Gli europei vivono più a lungo e hanno meno figli. Senza immigrazione, la popolazione di quelli che presto saranno i venticinque Stati membri dell’Unione Europea scenderà dagli attuali quattrocentocinquanta milioni a meno di quattrocento milioni nel 2050.
Il fenomeno non riguarda soltanto l’Europa. Il Giappone, la Federazione Russa e la Corea del sud, fra gli altri, hanno davanti un possibile analogo futuro, con posti di lavoro vacanti e servizi che non vengono forniti a fronte di una contrazione dell’economia e stagnazione della società. L’immigrazione da sola non risolverà questi problemi, ma é una parte essenziale di qualsiasi soluzione.
Possiamo star certi che le popolazioni di altri continenti continueranno a voler venire a vivere in Europa. In un mondo che non é equo, un’enorme moltitudine di asiatici e di africani non dispone delle opportunità di migliorarsi che la maggior parte degli europei dà per scontate. Non é sorprendente che molti di loro vedano l’Europa come una terra di opportunità, nella quale aspirano a cominciare una nuova vita, esattamente come le potenzialità del Nuovo Mondo attrassero un tempo milioni di europei impoveriti ma intraprendenti."
" nessuno dovrebbe perdere di vista l’enorme contributo che milioni di immigrati hanno già dato alle moderne società europee. Molti sono diventati leader di governo, figure di primo piano nella scienza, nel mondo accademico, sportivo e artistico. Altri sono meno famosi ma svolgono un ruolo altrettanto vitale. Senza di loro molti sistemi sanitari sarebbero a corto di personale, molti genitori non avrebbero l’aiuto domestico di cui hanno bisogno per proseguire nella carriera, e molti posti di lavoro che forniscono servizi e generano entrate rimarrebbero vacanti. Gli immigrati sono parte della soluzione, non parte del problema.
Tutti coloro che sono impegnati per il futuro dell’Europa, e della dignità umana, dovrebbero quindi prendere posizione contro la tendenza a fare degli immigrati il capro espiatorio dei problemi sociali. La stragrande maggioranza degli immigrati & costituita da persone industriose, coraggiose e determinate. Non vogliono niente per niente. Vogliono un’opportunità equa per sé e per le loro famiglie. Non sono criminali né terroristi. Non vogliono vivere isolati. Vogliono integrarsi pur conservando la loro identità.
In questo ventunesimo secolo, gli emigranti hanno bisogno dell’Europa. Ma anche l’Europa ha bisogno degli emigranti. Un’Europa chiusa sarebbe un’Europa più mediocre, più povera, più debole, più vecchia. Un’Europa aperta sarà un’Europa più equa, più ricca, più forte, più giovane"
Chissà se l'Angelus di domenica riuscirà ad aprire un po'la mente dei carissimi Krauss...D'altra parte se i miracoli non riescono a Ratzinger, a chi??
RispondiEliminaAmicus Benedictus sed magis amica veritas.
RispondiEliminaMario Kraus