Sgnapa sgnupa in piemontese significa sfogo euforico o euforia. Un piacere fisico e metafisico superato solo da quello sessuale, un rigirarsi e un ripiegarsi beato del godimento su se stesso, una gioia extrasensoriale che i sensi avvertono benissimo e la testa fa rifluire al corpo.
Altro che il gallo goduto della Clerici: l’altro giorno mi sono riavvoltolato anch’io nella frenesia generosa e sovrabbondante di questa emozione genuinamente allobroga; era il sabato pomeriggio e stavo dormendo quando mi è arrivata in sogno l’immagine saettante e sgnapasgnupòira di me stesso. Mi trovo nel punto più malfamato di Torino, la pittoresca (per gli stranieri) e infernale (per noi) Porta Palazzo, e mi sto rotolando per terra, saltando, ballando, senza tregua. Dovrei sentirmi malissimo e invece il contatto con la terra è morbido, godevolissimo; corro il rischio di essere derubato, malmenato, scippato, grassato e gambizzato in media una volta ogni tre secondi, ma non me ne frega niente, le mie orecchie e tutto il resto del mondo sono letteralmente in estasi perché, qualche scalino più sotto, c’è un clavicembalista che sta suonando e sullo strumento sta triturando cascate di note da maestro: non ci fa scivolare le dita, ce le fa ricamare sopra; non sta eseguendo una fuga, la sta folleggiando, la sta scintillando (avete presente quando uno “esce” il cane? Ecco, quello “scintillava la fuga”), rendeva transitivi i verbi intransitivi, ci ballava sopra anche lui e ci pigliava pure la percentuale.
Lo accompagno con la parola magica che suggella l’incantesimo, “Sgnapa sgnupa, sgnapa sgnupa, sgnapa sgnupa” (a volte anche “sgnupa sgnapa sgnupa sgnapa ecc.”, perché la formula è invertibile), e la sensazione che si sprigiona da questo incanto musical-cosmico è ravvivante, rigogliosa, una cosa talmente fuori dal mondo che ti saluto i karma e i chakra e tutte le fantasie indiofile e filobuddiste e le droghe leggere, medie e pesanti con cui i nuovi credenti di oggi ci ammorbano l’esistenza. In quel sogno catartizzante Porta Palazzo sembrava un angolo di Napoli milionaria, un anfratto di Baghdad de ‘na vorta in festa, il ritorno sulla Terra a grande richiesta del Paradiso Terrestre. Tutto questo poi è crollato in una baldoria di cristalli di ghiaccio nel momento in cui uno stramaledetto telefono ha squillato per venderci l’abbonamento di “Cucina amica” (sì, amica una sega) e puntualmente mi ha svegliato.
Naturalmente i piemontesi doc (ce ne sono ancora? Make you hear yourself, please) salteranno su a dirmi che sgnapa sgnupa non è piemontese e non vuol dire euforia, almeno nella loro lingua. Ma ël sgnapa sgnupa, superato solo dal ciapa ciupa, è davvero fenomenale.
Mario Kraus