Credevo che di Roma ce ne fosse una sola. Invece, durante la sera di Pasqua, Remo Remotti (cantante e attore) ha tirato fuori una sfilza lunghissima di Rome dalle quali è fuggito in tempi lontani. Da queste, nel bel mezzo della lista, c’era "la Roma fascistoide" e, alla fine, la "Roma fascista". Mancava, al minuzioso elenco del nostro cantante e autore, una "Roma fascistella" e una "Roma fascistona", ma io m’accontento di poco e tanto m’è bastato questo per intavolare una serena e pacata discussione con mio zio (immaginatevi le sedie che volavano per la stanza e avrete un’idea della faccenda :D). Più che altro m’è sorta una curiosità: perché quando il Berlusca parla di comunisti mezza Italia si sbellica dalle risate mentre, a 60 anni dalla sua caduta, se si nominano ancora il fascismo e i fascisti con intento dispregiativo non ride nessuno? Eppure il comunismo è ancora vivo e imperante in Bielorussia, Cuba, Angola, Corea del Nord e in qualche paesucolo sperduto tipo la Cina, mentre il fascismo e il nazismo in Italia, salvo alcuni esaltati fuori di testa, fortunatamente sono ormai acqua passata. E non mi si dica che il fascismo lo possono rimettere in piedi da un momento all’altro non tanto i fascisti, quanto tutti coloro che abbiano interesse a prendere il potere: allora siamo più precisi e, anziché chiamarlo fascismo, chiamiamolo dittatura, termine che si usava prima degli anni '20 per far riferimento alle tirannidi in genere.
Mario Kraus
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