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martedì 11 marzo 2014

Biascicamenti 2014

Il nostro Presidente del Consiglio, in coda alla visita alla scuola di Siracusa, ha pubblicato sul sito istituzionale di Palazzo Chigi le prossime date del Tour “Biascicamenti 2014”:

10 aprile - Scuola di Trento: canti esotici con contaminazioni yodel, remix di “meno male che Matteo c'è”.
12 maggio – Scuola di Genova: tutto Gino Paoli riletto in chiave soul of your bad dead
15 giugno – Scuola di Afragola: la canzone napoletana del 1900 – aperitivo a fine concerto a base di pastella e casatielli
23 luglio – Stadio Olimpico di Roma: stornelli, rime e prosa (partecipazione straordinaria di Alfiero Alfieri) con contaminazioni R&B, fusion e arsenico
30 luglio – Milano, Piazza del Duomo: incursione a sorpresa durante la replica del Festivalbar 1995, duetto con Max Pezzali e rientro in tarda serata. 

Prevendite abituali, contattare 328049***6 Lapo, ore piste.

Margherito Ceccotto

sabato 1 marzo 2014

Sarremo

Anche quest'anno Sarremo (inglesizzato “Sanremo” per renderlo più cool, italianizzato “cul” per renderlo più truce) l'abbiamo visto dal buco della serratura di una porta con apertura a tessera.
Eppure alcuni lettori, appassionati del festival Della canzone italiana – Della con la 'D' maiuscola – ci hanno chiesto un sunto delle serate e non potevamo noi di certo esimerci da un compito arduo, ma atto dovuto nei confronti di un pubblico tanto esigente quanto appassionato. E così, muniti di multiforme ingegno e di un collage raffazzonato sui social network, abbiamo completato l'opera colmando i buchi con informazioni frutto della nostra fantasia.

Boom di ascolti per la 54a festa della canzone italiana, dove Fazio, ex Governatore della Banca d'Italia, ha condotto la kermesse canora in modo egregio, d'istinto ma distinto, affiancato da una spumeggiante Luciana Littizzetto. Per l'occasione, i testi dell'attrice torinese sono stati edulcorati ed epurati da parolacce e riferimenti sessuali: il MOIGE ha festeggiato e le statistiche confermano che in 5 serate avrà pronunciato sì e no venti frasi in tutto in cui, fra un 'bip' ed il successivo sono emersi dei 'forse', 'che', 'però', 'il' e pochi altri vocaboli intellegibili. Come l'anno scorso, si sono svolte le primarie stile PD fra le canzoni in gara: ogni cantante ha presentato due pezzi, uno solo dei quali avrebbe partecipato alla competizione. Il pubblico da casa, a fronte di un piccolo contributo di 2 euro, ha avuto la possibilità di dare una preferenza sul pezzo giudicato più orecchiabile. Il cantante poi ha scelto sua sponte quale canzone mandare avanti, rispecchiando appieno lo spirito odierno della consultazione popolare.
Saltando a piè pari gli ospiti, dichiarati “vergogna per l'umanità” da una risoluzione dell'ONU ratificata per direttissima il lunedì successivo, è stata incoronata vincitrice Arisa, che ha superato un'Orietta Berti dannata del 1969. Titolo della canzone: “Spero che jela faccio alla terza volta perché me so' rotta tre quarti de cavolo”.

Nettare Prati

sabato 22 febbraio 2014

Caramelle Razziste

A seguito della messa al bando delle caramelle raffiguranti delle maschere africane perché ritenute razziste, si incendiano gli animi antiomofobi, già alquanto isterici per definizione, inaugurando una nuova caccia alimentare alle streghe. Cibo 2.0: così lo definiscono lor signori per stare al passo coi tempi e darsi un tono aulico, ignorando tuttavia che tale denominazione è stata già usata in passato per significare il paradigma della statistica applicata all'alimentazione: cibo 2.0 = cibo 1.1, ovvero: “se io me magno du' polli e te gnente, se semo sparati 'n pollo a testa, n'est pas?”.

Su questo giro armonico imperversano in rete inviti al boicottaggio nei confronti di prodotti che fino ad oggi erano sembrati, ad una prima lettura, del tutto estranei alle discriminazioni. Eccovi alcuni esempi:

La merendina Togo offende i Togolesi, abitanti del Togo, con l'aggravante di presentarsi ricoperta di di cioccolato, quindi di colore nero. Secondo l'interpretazione del Vasari, anche gli avvocati del Foro, muniti di toga (anch'essa nera), potrebbero sentirsi discriminati, ma solo quando trovansi in giudizio.

Le morositas offendono le morositas, ovvero le donne dell'America Latina, ergo da ritirare dal mercato. Il Vasari parla anche di un possibile cenno alle donne che non pagano il canone Rai, ma ricordiamo che quest'anno, nonostante la deflazione, il canone è rimasto tale e quale e – continua lo storico dell'arte - si può pagare fino al 28 febbraio con una piccola sovrattassa.

Il Bounty, celebre snack al cocco, è a rischio ritiro in quanto offende i marinai che si ammutinano. Fra l'altro, fa sapere Staffan de Mischiume, in un momento così delicato per i nostri Marò non è proprio il caso di far riferimento a queste tematiche.

Destino infausto anche per le caramelle Golia, tacciate di razzismo verso i giganti. L'ASGC (Associazione Sindacale Giganti Caramellai) prova a stemperare con il seguente comunicato, che pubblichiamo di seguito: “Comprendiamo l'orrore suscitato dall'attribuire il nome di un gigante ad una caramella, ma invitiamo tutti alla calma e ad un sereno confronto al fine di evitare pesanti ripercussioni sul nostro business”.

Stessa sorte per gli ovetti kinder, accusati di essere una presa in giro per le galline così come i krumiri, giudicati offensivi per i sindacati, i flauti, che prendono in giro gli orchestrali, e i savoiardi, che fanno il verso ai monarchici.

Insomma, si prevede un futuro grigio e nebbioso. Vivremo in una società senza forma, sospesa, distopica, utopica, ucronica, apatica, aponica, catatonica q.b., dove l'unica certezza è il dubbio e dove l'estremismo dell'antiomofobia e dell'antitransfobia sarà contenitore del nulla cosmico.

Ma almeno avremo la glicemia a posto.

domenica 16 febbraio 2014

Nuove Professioni

Siamo fuori dal tunnel? Mango pe' gnende. Hai voglia a dire che c'è la ripresa nel quinto trimestre (“qui nun se ripijamo manco co' la telecamera, diceva un tale Bano), che tutto va bene, che i sexy-risto-disco-pub sono pieni, che il rapporto deficient/pirl sta scendendo: il problema è la carenza di lavoro. Gli Italiani stanno tentando di reagire a questa stagnazione tirando fuori il meglio di sé, dando sfogo all'inventiva che li contraddistingue nel mondo. È il tempo della new economy e delle casalinghe disperate: quale altro Paese si può prendere come modello, se non gli USA? I soloni dell'economia, inventori della pizza e forse anche del mandolino (sembra sia saltato fuori in zona Caesarini un loro brevetto risalente al 1356 e siamo in attesa della documentazione), ci hanno dato spunto per una figura professionale che da loro è ormai entrata a far parte del quotidiano e anche del settimanale, riscuotendo enorme successo, in particolare nel campo della moda. Neanche a dirlo noi Italiani abbiamo reinterpretato tale figura modo nostro e, con qualche leggera modifica, adattata al mercato interno: il personal scipper.
Donne!, è arrivato l'arrot... no, scusate: Donne!, quante volte avete visto un accessorio di Luivittòn che vi piaceva tanto ma non avevate soldi per acquistarlo? Uomini, che dire di quella cintura di Dorce E Gabbiana che vi manda in visibilio perché fa tanto maschio vissuto ma che costa un occhio? Non c'è problema, assumete un personal scipper e lui esaudirà ogni vostro desiderio. “Vedi quella borsa lì? Ecco, ne voglio una come quella!”. Non c'è problema, avrete proprio quella! Il personal scipper si occuperà di tutte le pratiche per il passaggio di proprietà; si sa, la burocrazia è farraginosa per questo tipo di cose. Senza pensieri, senza lunghe attese, il personal scipper vi farà risparmiare tempo e fatica. Inoltre, pagando un piccolo sovrapprezzo, metterà a vostra disposizione la propria esperienza per consigliarvi al meglio sui vostri prossimi acquisti. “Bello quel portafoglio, mi piacerebbe tanto!” “Lassa perde, quello è 'n brigadiere, m'ha arestato già du vorte!” “Ah..”.

Personal scipper, presto in ogni vostra casa! (sperando che lavori per voi!)

Asparago Cercapreti

domenica 9 febbraio 2014

Un po' di cosette, ora non sto a dirvi - seconda parte

( ... continua dal post precedente ...)

Qualcuna, non 83enne ma sulla cinquantina, dimostrava di aver capito quanto l’altra con trent’anni di più perché s’ostinava a zittire chi parlava mentre era in corso la presentazione dei vari pezzi, fatta da uno che aveva una somiglianza inquietante con il presidente del consiglio Enrico Letta, al punto da ammettere davanti al pubblico di prenderlo a modello presentandosi sul palco a gennaio senza la giacca (e ciò è molto triste). Uno che ha infilato svarioni clamorosi, tipo quello del Mozart che “era morto per superlavoro e per via del salasso d’un medico idiota”, ma quando mai? Badate che sulla morte di Mozart, il mistero musicale per eccellenza, ho sentito letteralmente di tutto: dalle bastonate d’un marito cornuto all’omicidio massone, dalla morte naturale al decesso per epidemia, dall’avvelenamento con l’acqua tofana alla manina fatata del povero Salieri (che, detto di passata, è stato un operista e un compositore coi fiocchi, altro che il mediocre omicida bastasu e cainu del film). Questa del salasso, v’assicuro però, mai la sentii. Niente sapivu, niente vidi. O meglio, c’è stato uno in passato che ha formulato l’ipotesi, ma nell’ormai remoto 1966, e senz’alcuna prova. Flebotomia in doppia fila, anche lei. Il superlavoro, invece, è un imbucato, una new entry, chiamatela come volete. Il Mozart pressoché inattivo del 1790 si rifece e con gusto nel 1791, componendo come un dannato, ma sguazzando anche nell’“excès de travail et de plaisir”.

E che dire del Mozart che ebbe l’idea di commentare la busta paga salisburghese con un pizzino eloquente (“Troppo per quel che faccio, troppo poco per quel che potrei fare”)? Già, peccato che Mozart scrisse quel biglietto a Vienna per lamentarsi del magro compito di autore di danze per il Carnevale (è come se un allenatore facesse giocare Messi o a Maradona come terzino, per capirci). Salisburgo non c’entrava nulla. Acqua passata, ormai. E poi i brani in sala non si presentano, si suonano e basta, specie se chi li presenta non li conosce (ha confuso la Sonata KV 279 con il KV 297, che è una Sinfonia e pure brutta). Chi s’ostinava a lamentarsi per chi parlava durante la presentazione poi si subiva tranquilla i viavai di gente e i vari sussurri di prammatica durante l’esecuzione dei brani.


Insomma, lodevolissima iniziativa, che come detto ho seguito in seconda fila, rinunciando a sedermi per lunghi tratti del concerto. Conclusa, almeno per quanto riguarda noi, con una superba versione del Rondò in la minore KV 511 (un pezzo che ha letteralmente fatto e rivoluzionato la storia del genere e con i rondò veneziani suoi parenti, per fortuna, non c’entra niente). L’importante è non guastare siffatte manifestazioni infilando sfondoni in libertà nella testa dei curiosi.

Mario Kraus

domenica 2 febbraio 2014

Un po' di cosette, ora non sto a dirvi

Qui siamo al flusso e al fruscio di coscienza, c’è poco da dire. Ormai il manicomio e l’internamento sono per me vicini. Vogliono addirittura ribattezzare il manicomio “maricomio” in mio onore: c’è da stè alegher.

Pettinare le bambole in doppia fila (e poi ascoltare Mozart) – Instructions pour l’use

Dopo le mirabili idee per far calare i prezzi delle assicurazioni (come dimenticare il catartico “Abbassati poolizza, abbassatiii polizzaaa”? Io sto cercando un modo per riuscirci), la televisione dovrebbe giustificare la sua esistenza con un consiglio per gli acquisti utile e doveroso: un vademecum per pettinare le bambole con la frangetta.

Non si smacchiano più giaguari (vacce te a provà, io ho già dato, par di sentir dire nelle retrovie), nemmen senza straaap. E soprattutto si accettano zimbelli (fantastici zimbelli, come quelli descritti e altrettanto fantasticamente delineati dagli Elio e le storie), zimbelli che aristocraticamente vengano lasciati ballare da soli senza manco invitarli alla festa delle medie, liberi però d’imbucarsi.

C’è anche l’alternativa biologica: ascoltare Mozart in doppia fila (ossia in piedi anziché da seduti). L’abbiamo fatto ieri io e un altro che ha preso la patente da qualche mese senza mai usarla, insomma uno del mio stesso club, nell’allegro teatro Baretti, dove svolgevasi today la maratona mozartiana, altrimenti detta “Mozart Nacht und Tag” (Mozart notte e giorno), che consta di due giorni di musiche mozartiane (e ciò è bene) suonate da dilettanti (e ciò è talvolta male).

Il secondo pianista che abbiamo ascoltato doveva avere una fame tremenda, quand’è salito sul palcoscenico, perché s’è magnato tante di quelle note e ne ha saltate così tante altre da mandarci ai matti. In compenso in sala c’erano delle 83enni che non capivano un cazzo (lo dico così, tanto perché è vero) che tra un brano massacrato e l’altro commentavano “Che meraviglia” e hanno ascoltato qualcosa ch’era tutto fuorché Mozart, perché ragazzi, non c’è santo, le note son quelle, e se ne suoni altre o salti quelle che sono sullo spartito stai suonando qualcos’altro, non Mozart. Il pianista, poveraccio, continuava a sbagliare fino alla fine, a volte sbarellando su passaggi che richiedevano una mano sola (errori che solo l’emozione può spiegare, perché altrimenti il mister non si sarebbe nemmeno presentato in scena, altro che eseguire una difficile sonata per intero).... (continua nel post successivo)

Mario Kraus



sabato 25 gennaio 2014

Deodoranti

Gli odori sono tanti, milioni di milioni.
E di deodoranti ce ne sono ancora di più, direi quasi “infinito a due”, tanto è vasta la scelta sui ripiani del supermercato. Il mercato è competitivo ed il consumatore prova un dissidio interiore ogniqualvolta la bomboletta inizia a dare segni di esaurimento. “E adesso quale compro?”. La risposta non è facile e può condurre a seri problemi psichici. L'AIRI (Associazione Nazionale Ricerche Insignificanti, che però sta per cambiare nome in Associazione Nazionale Ricerche Inutili) fa notare che nel 2013 i suicidi dovuti all'indecisione nella scelta del deodorante sono aumentati del 135% rispetto al 2012 e addirittura del 23948239482793872768276387659% rispetto al 1605, anno di inizio delle serie storiche.
Dicevo, la gamma di prodotti sui ripiani è sterminata, direttamente proporzionale alle sempre più pressanti ed eterogenee pretese del pubblico pagante. Ad oggi si possono trovare deodoranti con le funzionalità più disparate: ci sono ad esempio quelli traspiranti che non soffocano le ascelle ed evitano quella sensazione fastidiosa di palude del caimano; ci sono quelli transumanti che te li metti sotto le ascelle e ti deodorano i piedi; ci sono quelli transumanisti che non so bene cosa facciano; ci sono quelli transgender che però possono dare spiacevoli pruriti; ci sono quelli invisibili che personalmente mi sento di sconsigliare: a casa ne ho due flaconi ma non li trovo più; ci sono infine quelli tatuati, non indicati per chi cambia idea dieci volte al giorno.
Insomma, come avrete capito è davvero un problema e talvolta si ricorre a metodi drastici. L'altro giorno ero in palestra e ho chiesto ad un ragazzo: “Usi il deodorante al muschio bianco?”. E lui: “No, io so' un purista: er muschio è vero, so' dieci giorni che nun me lavo”.

Elpidio Scancanenzi

sabato 18 gennaio 2014

Che pasticcio!

“Non sai da quanto non vedevo un pasticcio di carciofi così” “Ah sì? Da quanto?” “Dal 1942, a Dacau. Questa è la frase che ho deciso di scolpire sulla stele di marmo ordinata stamattina su Amazon e recapitatami da un droide (il T-1000, se non erro) ieri sera. È finita dritta dritta nella vetrinetta del soggiorno a futura memoria. Non che non voglia ricordare le pennette “Ikea” servite come mamma le ha fatte, con condimento a parte, istruzioni in svedese e bustina di stabbio liofilizzato per dar loro l'inconfondibile aroma scandinavo. Ma il pasticcio proviene da un universo parallelo, un piatto di novèl cuggìn, che i baffi fa leccar a uomini e donnole. Il suo retrogusto di Crystal Ball richiama i tempi dell'infanzia, quando le forbici non erano ancora a punta arrotondata e le normative sulla sicurezza si trovavano solo sui libri di Asimov. La sua consistenza fa riaffiorare quei ricordi felici, in cui il soffio nella cannuccia faceva cambiar colore al mondo, soprattutto se la si usava nel verso sbagliato.
A detta del Kuocò, il pasticcio dà il meglio di sé se accompagnato da un vino di alta qualità, ad esempio un Gotto D'Oro riserva 2011, e gustato in mezzo al pane che aiuta a stemperare il suo gusto deciso (a tavolino). Nel mio caso ho optato per una rosetta. Da qui la stele.

Eusebio Cannavacciuolich

venerdì 10 gennaio 2014

Concorso Fotografico 2014: poche idee ma confuse

Parte con una fiammata il concorso fotografico 2014. Ecco la foto di oggi:

"Poche idee ma confuse" (Staffan Kasin)

mercoledì 8 gennaio 2014

Concorso Fotografico 2014: Evergreen

Torna il concorso fotografico, l'unico concorso che non ha incoronato nessun vincitore nel 2013 (a dire il vero un premio in palio esisteva, ma le tasse sono aumentate ed abbiamo dovuto impegnarlo al Monte di Pietà).
Vi presentiamo in esclusiva la prima foto del 2014:

"Evergreen" (Antiremo Flagozzi)

Si astengano le ragazze 56enni.

lunedì 6 gennaio 2014

I misteri del T9, ovvero buon monocruico

Forse non tutti sanno che, enigmisticamente ed enigmaticamente, quando uno fa gli auguri per l’onomastico col T9, anziché scrivere “auguri di buon onomastico”, vede comparire sul quadrante l’inopinato auspicio “auguri di buon monocruico. Stupore e sgomento in sala: com’è possibile che, al posto del nome della festa (che certo proprio un neologismo fresco di giornata non è), compaia questo termine assente per ferie dal vocabolario italiano e, come mi assicurano dottissimi esperti dalle varie accademie linguistiche interpellate, anche da quello delle altre lingue romanze (casomai si fosse verificata un’invasione di campo da parte del romeno o del catalano orientale)?

Il mistero ha subito scatenato dispute e dibattiti accaniti: per esempio il Fatebene-Cugini, noto linguologo dell’area dalmata e del perimetro finnico, ha ipotizzato l’esistenza in epoca romana di una serie di “feste cruiche”, che al pari del nostro trittico “Natale-Capodanno-Quell’impicciona della Befana”, venivano considerate collettivamente ed erano perciò ridenominate “policruico”, anche per far contento il noto aedo del tempo Renatus Zerum, secondo il quale era sempre meglio se “ce sta ‘na parola sola” (unum solum verbum est). Dal “policruico” è stato quindi naturale passare al “monocruico”, inteso come festa unica* e a beneficio di una singola persona, com’è appunto l’onomastico.

Curioso, piuttosto, è il fatto che l’accezione del lemma “monocruico” non si sia estesa anche al compleanno, altro giorno che condivide molte caratteristiche con l’onomastico, forse perché in quel frangente il programmatore del T9 era rincasato a un’ora decente la sera prima senza sfondarsi di vodka e pertanto non ha fatto casino con la relativa combinazione dei caratteri.

Gnaggnerox

* Come diceva sempre Renatus, “una sola dies festi est” (“ce sta ‘na festa sola”); e poi dice che gli antichi Romani lo Zero non lo conoscevano.

domenica 5 gennaio 2014

Birra Rappista

Nuova gatta da pelare per il ristorante cinese sotto casa.

Dopo aver risposto al momento di congiuntura economica con un menù di capodanno “anti-clisi” composto da involtini primavera inoltrata, lepre in salmì e salmone in leprì, i mandorlati stavano per giocare il loro “asse nella maghina” proponendo in esclusiva una birra sponsorizzata niente meno che dalla Yeah!, ONLUS romana il cui scopo è pubblicizzare la realtà Rap nel panorama metropolitano. Una ventata di novità, considerando che la birra rappista, così come le caramelle al pino ed il liquore di noci, è un prodotto di ottima qualità e che riscuote sempre un enorme consenso del pubblico, e talvolta anche del privato.
Sfortunatamente però le cose non sono andate come preventivato e, per un errore di trascrizione, il contratto di fornitura è stato firmato con l'AIEA.
“Nessun ploblema”, ha fatto sapere il responsabile del locale, “la qualità della billa non ne ha lisentito e le consegne sono puntuali” (vedi foto, N.d.L.).

Anton Gardner