6 dicembre.
Caro diario,
Devo sfogarmi. Stanotte ho dovuto fare i conti con tre faccenduole che mi hanno impedito di dormire:
- un raffreddore in piena espansione;
- lo zigomo sinistro che mi faceva un male cane;
- il dialogo-quasi-monologo di Benigni con Fiorello.
Di tutte e tre le cose, forse la peggiore è stata la terza. Una sola parola per definirla, anzi per definire i due comiciattoli all’opera: disgustosi. Mi è toccato vedere il povero Fiorello che, quando Benigni gli spara un’ammissione che noi arretrati di destra avevamo già intuito da almeno dieci anni (“Però col Berlusca quanto ci siamo divertiti”), annuisce senza convinzione perché, si capisce, non può nascondere di essere stato fatto segno di vessazioni e frustate durante il diciottennio del Cavaliere; tutt’altra classe quella di Prodi, che non ammetteva che si ricavasse un pezzo rap dai suoi discorsi in Parlamento.
Cosa dici Benigni? “Aria nuova?” Ma sì, hai ragione, nuova come quella egiziana che si respira da qualche giorno al governo. Vista l’età media, mi aspettavo il ritorno di Andreotti. Del resto siamo fatti così: scendiamo in piazza perché abbassano le tasse, godiamo come ciuchi quando ci rimettono l’ICI tra capo e collo. Il grande Padoa Schioppa del resto (“pagare le tasse è bellissimo”) era stato buon precursore, sicché lo rammentiamo con una canzoncina sull’aria di Heidi:
Ah, sì… Cri…si, ci hanno mandato Monti
Ah, sìììì… I….CI… i quattrini ci fanno ciao!
I…CI picchia! Che prelievo fantastico!
Ah… sì… ah… sì… Sto a gode come un re…
Andate a lavorare, va, che è meglio. Quattrocentomila euro rubati all’agricoltura: te credo che ve ce divertite co’ Berlusconi.
Mario Kraus