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sabato 18 gennaio 2014

Che pasticcio!

“Non sai da quanto non vedevo un pasticcio di carciofi così” “Ah sì? Da quanto?” “Dal 1942, a Dacau. Questa è la frase che ho deciso di scolpire sulla stele di marmo ordinata stamattina su Amazon e recapitatami da un droide (il T-1000, se non erro) ieri sera. È finita dritta dritta nella vetrinetta del soggiorno a futura memoria. Non che non voglia ricordare le pennette “Ikea” servite come mamma le ha fatte, con condimento a parte, istruzioni in svedese e bustina di stabbio liofilizzato per dar loro l'inconfondibile aroma scandinavo. Ma il pasticcio proviene da un universo parallelo, un piatto di novèl cuggìn, che i baffi fa leccar a uomini e donnole. Il suo retrogusto di Crystal Ball richiama i tempi dell'infanzia, quando le forbici non erano ancora a punta arrotondata e le normative sulla sicurezza si trovavano solo sui libri di Asimov. La sua consistenza fa riaffiorare quei ricordi felici, in cui il soffio nella cannuccia faceva cambiar colore al mondo, soprattutto se la si usava nel verso sbagliato.
A detta del Kuocò, il pasticcio dà il meglio di sé se accompagnato da un vino di alta qualità, ad esempio un Gotto D'Oro riserva 2011, e gustato in mezzo al pane che aiuta a stemperare il suo gusto deciso (a tavolino). Nel mio caso ho optato per una rosetta. Da qui la stele.

Eusebio Cannavacciuolich